Scuola: Aggiornamenti in progress – venerdì 30 novembre 2012

° Concorso personale docente: nel sito del MIUR ripubblicato il calendario delle prove
Ne dà notizia (28 dicembre) il Ministero; nel sito istituzionale, il nuovo calendario
A seguito di eventi atmosferici che hanno reso impraticabili alcune aule scolastiche e di rettifiche sulla data di nascita di alcuni candidati, il calendario delle prove è stato modificato.

° Il clima può uccidere un disegno di legge
Il clima è quello preelettorale e quello della protesta di docenti e studenti; il ddl è il n.3542 Atti Senato “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche statali”. Il presente momento storico, sociale, politico ed economico sconsigliano dal procedere.
Una vicenda emblematica, questa dell’ex ddl “Aprea” che, presentato nel 2008 (allora Valentina Aprea, già sottosegretario alla Istruzione con la Moratti, presiedeva la VII commissione della Camera), ha sempre avuto salute precaria: adesso sembra che il clima lo abbia affossato (polmonite ?). Così abbiamo capito, al Senato, dai quesiti de presidente Senatore Guido Possa (PDL), dalle dichiarazioni del senatore Rusconi (capogruppo PD) e dalle perplessità espresse dalla senatrice Soliani, durante l’audizione dello scorso 27 novembre, alla quale siamo stati ammessi presso la Settima Commissione “Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport”. La senatrice Mariangela Bastico (PD, già sottosegretario all’Istruzione con Fioroni) è stata esplicita, in un comunicato: “…..Abbiamo compreso l’altissima contrarietà e l’allarme nei confronti di un testo, che, pur profondamente cambiato, viene percepito come “legge Aprea”, e comunque tale da determinare per le scuole rischi di frammentazione, arbitrio, marginalizzazione… gli insostenibili tagli e il discredito che il governo Berlusconi e, in modo differente ma parimenti pesante, il governo Monti hanno riversato sul mondo della scuola, hanno determinato una situazione di tale sfiducia e tensione tra gli insegnanti e gli studenti, che qualsiasi cambiamento è percepito come negativo, impraticabile“. Ci sembrano parole inoppugnabili. Negli ultimi lustri, la linea dei governi è stata quella del disimpegno dalla spesa per la pubblica istruzione, e molti temono che il trend sia alla privatizzazione; lo vedono implicito fin dall’art.21 della legge 59/1997, e nella legge 10 marzo 2000 n.62. Se, in futuro, i governanti decideranno, dico a caso, di ridurre l’acquisto di aerei militari, o di togliere il pubblico finanziamento ai partiti – come un referendum aveva stabilito -, o di acchiappare gli evasori e gli speculatori – lo vedremo. Ciò che in atto vediamo è che si usa la scuola come un bancomat: Negli ultimi 4 anni è stato tagliato un posto ogni 5 in organico di diritto, e ancora il ministro Profumo, sorridente, taglia quasi 50 milioni dal Fondo d’Istituto, ipotizza il taglio di un anno su 13 del servizio di istruzione pubblica, taglio che vale, da solo 44mila posti di insegnante in meno, o l’incremento dell’orario di servizio dei docenti (di quelli medi, non di quelli universitari che ore di insegnamento ne fanno molte meno), la riqualificazione dei soprannumerari sul sostegno, l’abbattimento di qualifica per gli inidonei (è legale ?). Intanto, al MIUR l’occupazione principale sembra essere la ricerca di idee per risparmiare, poco curandosi dell’essenza formativa e delle peculiarità didattiche della scuola. Questo il nostro parere. La dichiarazione ufficiale della Bastico così conclude: “Il gruppo Pd al Senato ha colto queste diffuse convinzioni e preoccupazioni ed è quindi orientato, una volta terminate le audizioni, a non procedere nell’iter di approvazione. Mi sembra questa la decisione giusta, rispettosa di quanto il mondo della scuola ci ha testimoniato, decisione che consegue ad un vero percorso di ascolto”. Occorre dire che la denominazione “ddl ex Aprea” è impropria, per questo ddl, perché: 1) il testo abortito unifica oltre 10 proposte di legge, parecchio differenti l’una dall’altra potando, da ciascuna proposta, le norme non condivise dalla maggioranza dei parlamentari (una della Lega Nord proponeva la nomina su base regionale dei docenti; un’altra (PD) conteneva, ad es., la proposta del preside elettivo e “a tempo” con rientro nei ranghi dell’insegnamento dopo due mandati); 2) scorpora, dal testo Aprea del 2008, non meno di due terzi delle norme, forse quelle di maggiore impatto sulla Scuola. Evidentemente, la situazione è precipitata solo nelle ultime settimane, perché ancora un mese addietro le cose sembravano potersi aggiustare. Esponenti del Partito democratico davano valutazioni del tipo: “… è più volte emersa la paura che arrivino capitani di impresa che, a fronte di finanziamenti forti (ad esempio per strutture o laboratori), possano poi chiedere modifiche dell'offerta formativa. Chi teme questo non sa che la possibilità per le scuole di ricevere finanziamenti esterni esiste già e che in proposito la nuova proposta di legge introduce restrizioni e regole di trasparenza che prima non c'erano. Non sa, inoltre, che i programmi scolastici non sono nella disponibilità delle scuole … rimangono di competenza nazionale”. Sembrava fatta. Nello scorso ottobre, il disegno di legge era stato approvato dalla Camera dei deputati. Adesso la VII Commissione del Senato si trova al bivio: - dare parere favorevole sul testo trasmesso dalla Camera; - apportare i necessari emendamenti accogliendo le non poche proposte (alcune sostanziali e strutturali, quali sono quelle da noi presentate, altre del tutto imprescindibili, avanzate dal relatore stesso di maggioranza, senatore Asciutti, che ha individuato addirittura contraddizioni, nel testo, e norme farraginose di difficile applicazione). Ma apportare modifiche comporta un nuovo passaggio del testo ddl 3542, alla Camera, in terza lettura, rendendo praticamente impossibile l’approvazione della legge entro la corrente legislatura. Dunque, addio a quattro anni di lavoro. La vicenda di questo ddl è emblematica di tutta una stagione politica che, all’insegna dell’eccezionalità Monti, ha scompaginato le regole della presa delle decisioni politiche.

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