Scuola: Aggiornamenti in progress - giovedì, 23 agosto 2012

° Alcune considerazioni suscitate dal flop dei test concorsuali a risposte multiple
Tuttoscuola ha raccolto reazioni alla scriteriata gestione dei test nazionali per accedere al TFA, somministrati ai 176.000 candidati. Le riportiamo in sintesi.

In una lettera al ministro dell’istruzione e in una al presidente Giorgio Napolitano, ventisette professori di area umanistica, esponenti delle principali Consulte universitarie e di Società culturali e professionali hanno lamentato il generale depauperamento della nozione di cultura” evidenziato nella scelta dei quesiti: “spesso ambigui, errati, catalogabili più come dati di enigmistica che come dimostrazioni di saperi”, e hanno chiesto che per l’avvenire si provveda con modalità più consone a selezionare il personale da avviare alla professione di insegnante. Non diversa la valutazione del prof Nuccio Ordine, ordinario di Letteratura italiana all’Università della Calabria, le domande rivolte ai candidati erano “avvilenti, improponibili e inopportune”, domande “da rischiatutto” in cui prevalgono un “nozionismo di bassa lega e un uso del sapere mnemonico avvilente”. Il prof. Ordine auspica la istituzione di una commissioni di esperti che sia in grado di suggerire tipi di prove “che diano al candidato la possibilità di esprimere i suoi meriti e il suo valore”. Altri professori chiedono che accantonando le “americanate di terzordine” si torni alla tradizione dei concorsi; senza mezzi termini è la dichiarazione rilasciata dal prof. Luciano Canfora, docente di Filologia Classica all’università 'Aldo Moro' di Bari all’agenzia Adnkronos: “La cosa è quasi banale: la stramberia consiste nel non sottoporre a prove autenticamente culturali e scientifiche: come una composizione di italiano, una traduzione dal greco o dal latino. In tutto il mondo civile si fa così. Per vedere la maturità di una persona è necessario che componga un testo di senso compiuto, non che faccia queste prove irrilevanti dove un cretino che ha una buona memoria supera i quiz e una persona di cultura che non ricorda un dettaglio viene esclusa…. Una prova ben pensata di vero vaglio culturale rende inutili questi quiz”. In una dichiarazione rilasciata a ilsussidiario.net, l’ex ministro dell’istruzione Fioroni ha proposto che, per il futuro, “all’interno dei due anni di laurea specialistica siano comprese le parti teoriche di Tfa più una parte delle ore effettive di tirocinio, senza lasciare la valutazione di quest’ultimo all’esterno del corso di laurea. Il voto di laurea comprenda dunque una doppia valutazione, quella prettamente tecnico-teorica e quella sull’idoneità a fare il docente”. Infine riportiamo la proposta redazionale avanzata da Tuttoscuola: “Per l’accesso ai futuri corsi di TFA… vanno a nostro avviso previste prove più articolate che comprendano, per esempio, quesiti (non nozionistici) a risposta breve”. A nostro parere la proposta non tiene conto della necessità di adottare prove “strutturate” valutabili in modalità automatica, in modo da neutralizzare, almeno in una prova, la discrezionalità delle commissioni.
(Fonte: tuttoscuola.com - 17/18 agosto-2012)

° Un’altra complicazione, in Veneto, per le famiglie degli studenti disabili
E’ richiesto alle famiglie degli studenti cui assegnare l’insegnate di sostegno di presentare la certificazione di invalità. Riportiamo da Il Gazzettino - 20 agosto 2012.
VENEZIA. L’insegnante di sostegno solo per chi ha il «certificato» d’invalidità. La - discutibile - novità sta per arrivare anche nelle classi veneziane e di tutto il Veneto. Gli insegnanti di sostegno verranno destinati solo a quegli studenti le cui famiglie hanno presentato una dichiarazione d’invalidità civile. Un’etichettatura che però non piace per niente a molti genitori. Soprattutto a quelle famiglie che stanno crescendo dei figli con disabilità minime o sole difficoltà comportamentali e disturbi dell’apprendimento e che, pertanto, non si sognano nemmeno di presentare una dichiarazione d’invalidità civile per avere accesso all’insegnante di sostegno. «La conseguenza più ovvia è che molte famiglie rinunceranno al sostegno pur di non etichettare il proprio figlio, in primis i genitori di ragazzi che hanno difficoltà più leggere e che hanno bisogno solo di assistenza nell’apprendimento e nelle relazioni», spiega Alessandra Michieletto, segretaria provinciale Sfida (Sindacato famiglie italiane diverse abilità) e del coordinamento Precari della Gilda.
(Fonte: Il Gazzettino - 20-08-2012)

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