Scuola: Aggiornamenti in progress - venerdì, 17 agosto 2012

° Un nuovo modello della valutazione di sistema della Scuola.
Sarà attivato da Invalsi, ANSAS e da ispettori interni al Miur (e esterni, reclutati nella società civile, nelle università, negli enti di ricerca, nelle associazioni professionali)
La valutazione del sistema scolastico non comporterà, per le scuole o per i singoli docenti, penalizzazioni né premi; è questa la linea proposta nello schema di decreto presentato (10 agosto) dal ministro Profumo al Consiglio dei Ministri, e che sarà esaminato nel prossimo C dei M., probabilmente il 24 agosto, per poi passare al vaglio del Consiglio di Stato, del CNPI, e delle commissioni parlamentari competenti, e ritornare a Palazzo Chigi. Con questa trafila, si darà attuazione normativa a quanto stabilito dal decreto legge “mille proroghe” del dicembre 2010 che prevedeva l’emanazione di un nuovo regolamento del sistema nazionale di valutazione. Questa la notizia, come riportata su La Tecnica della scuola: “L’articolo 6 dello schema di regolamento prevede per le istituzioni scolastiche diverse procedure valutative. La prima riguarderà l’autovalutazione, che dovrà partire dalla analisi e dalla verifica del proprio servizio sulla base dei dati resi disponibili da sistema informativo del Ministero oltre che dalle rilevazioni sugli apprendimenti e dalle elaborazioni relative al “valore aggiunto” individuato dall’Invalsi (non si esclude ovviamente il riferimento a ulteriori elementi significativi individuati dalla scuola stessa). La seconda concerne invece la valutazione esterna, a partire dalla individuazione delle situazioni da sottoporre a verifica sulla base di indicatori di efficacia ed efficienza definiti dall’Invalsi. Ogni anno appositi nuclei di valutazione, formati da un ispettore tecnico e due esperti designati dall’Invalsi, potranno visitare le scuole (si parla di 400 istituzioni scolastiche) anche allo scopo di aiutare dirigenti scolastici e organi collegiali a mettere a punto eventuali piani di miglioramento”. Sempre su La tecnica della scuola, Reginaldo Palermo esprime una perplessità non da poco: “Ora, i conti sono presto fatti: le istituzioni scolastiche sono circa 8mila e se anche si arrivasse a mille visite all’anno ogni scuola verrebbe visitata esattamente una volta ogni 8 anni. Con duemila visite, la verifica verrebbe fatta una volta ogni 4 anni. Per arrivare ad uno standard accettabile (visita ogni due tre anni per ciascuna scuola) bisognerebbe mettere in cantiere non meno 2.500/3.000 verifiche all’anno: obiettivo impossibile da raggiungere soprattutto se si pensa di non spendere neppure un euro. D’altronde il Governo dei professori dovrebbe ben sapere che già nel 2008, tre loro illustri colleghi (Andrea Ichino, Andrea Checchi e Giorgio Vittadini) avevano provato a mettere a punto un progetto per attribuire all’Invalsi compiti analoghi a quelli previsti dall’attuale bozza di regolamento. Ma i costi erano tali che il ministro Gelmini, da poco arrivata a Viale Trastevere, decise di non farne nulla. Il progetto dei tre super-esperti sfiorava un costo di 80 milioni di euro, con una differenza significativa rispetto al programma di Profumo: non erano previste le visite alle scuole da parte dei nuclei esterni. Ad un primo esame, insomma, il provvedimento esaminato dal Consiglio dei Ministri sembra più un libro dei sogni che non un progetto concreto. Aggiungiamo qualche nostra riflessione. La valutazione di sistema è uno strumento. Qual è l’idea di scuola alla quale lo strumento è orientato ? La società e i decisori politici che cosa chiedono che la scuola faccia ? Che cosa la Confindustria chiede alla scuola è noto da parecchi decenni: non la formazione culturale generale ma la istruzione/formazione professionalizzante. E certo non ha tutti i torti, se consideriamo qual è il livello di dissociazione tra ciò che la scuola insegna e ciò che serve sul posto di lavoro, con la conseguenza che l’imprenditoria stenta a trovare, tra milioni di diplomati disoccupati, cento, duecentomila giovani che abbiano le qualifiche richieste in atto nel mondo del lavoro. E però, l’orizzonte della nostra civiltà non può racchiudersi nei confini della produttività, né – a nostro parere – può essere la produttività il modello di valore al quale orientare la funzione complessiva della Scuola. Spesso da questa rubrica abbiamo plaudito alle dichiarazioni di principio e alle iniziative con cui governi di ogni colore hanno provato a dare impulso alla formazione professionale e a quella tecnica, anche in un’ottica post-secondaria - alternativa a quella formazione universitaria che già quindici anni addietro Luigi Berlinguer, e poco sembra essere cambiato, giudicava incapace di mettere gli studenti in situazione lavoro. Resta, però, prioritaria la formazione culturale dei giovani e quella ai valori civili e sociali. Il livello di coscienza culturale non è senza un peso sulla qualità della convivenza interpersonale, in termini di prevenzione della devianza, in termini di qualità della vita, e anche in termini di produttività nel lavoro. Se questo è ciò che la società chiede alla scuola, la valutazione di sistema non può consistere delle prove Invalsi agli studenti; a parte il fatto che la valutazione didattica è di esclusiva competenza dei consigli di classe, con strumenti docimologici intrinseci alla programmazione e che prendono a riferimento le indicazioni nazionali circa gli Obiettivi Specifici di Apprendimento. La valutazione d’insieme di sistema è altra cosa rispetto alla valutazione didattica degli alunni, ed è successiva, scaturendo dalla sintesi comparativa (di carattere meramente statistico) dell’attività docimologica che le scuole conducono. Quanto alla attività interne di autovalutazione delle singole scuole – delle quali la notizia di Tuttoscuola parla al primo punto, ben venga nelle scuole la presenza degli esperti-osservatori che saranno inviati - insieme agli ispettori che dei nuclei di valutazione - sotto l'indirizzo e il coordinamento dell'Invalsi, l'istituto nazionale di valutazione, per capire e individuare i miglioramenti possibili nelle singole scuole. Occorre ribaltare l’attuale topica del rapporto tra, da un lato INVALSI, guidato da Paolo Sestito, e l’ANSAS (l’Agenzia per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, l’ex INDIRE; Invalsi e Ansas si stanno dotando di un organico interno), e dall’altro lato le scuole.

 

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