Scuola: Aggiornamenti in progress - lunedì 14 giugno 2010

Iniziano gli esami di terza media, nelle oltre 7.000 scuole statali e 700 paritarie
L’attesa è per l’annunciata maggiore severità nella valutazione conclusiva.
Il calendario delle prove scritte e orali è deciso dai d.s., eccezione fatta per la prova Invalsi che si effettuerà ovunque il giorno 17 giugno, in due ore. Le commissioni applicheranno nuovi criteri di valutazione, e sarà difficile ai candidati conseguire il 10 (occorrerà essere ammessi a pieni voti e ottenere il massimo in ciascuna delle prove (quelle scritte di Italiano, Matematica, Lingua straniera, nella prova Invalsi e nel colloquio).
 
La decisione di innalzare l’età pensionabile per le donne peserà in modo particolare sul personale scolastico
Gli effetti di questo provvedimento non ricadono equamente, incidendo di più sul Meridione; ovviamente il governo fingerà di non capirlo.
L’Italia è uno tra i Paesi europei che hanno un’alta percentuale di donne nei ranghi della pubblica istruzione (circa l’80% degli insegnanti). Il 99% del personale nella scuola dell’infanzia è femminile; questa percentuale decresce nei gradi successivi di istruzione, fino a quasi il 60% nella secondaria di II grado. Negli ultimi 5 anni, il turn over ha prodotto un parziale ringiovanimento nella scuola dell’infanzia (con circa il 15% delle assunzioni totali di personale scolastico), nella primaria (circa il 30% delle assunzioni totali) e nel Sostegno (circa il 15% delle assunzioni, con picco nel 2008 del 27%). Il provvedimento governativo che uniforma la legislazione nazionale a quella della Unione Europea colpirà più pesantemente, nel prossimo decennio, il Meridione d’Italia, dove l’età media degli insegnanti è più alta che la media nazionale (circa 50 anni), e tra le più alte d’Europa. Né la età media nazionale potrà calare in modo significativo, perché le sparute immissioni annuali nei ruoli (8000/10000 mediamente) si fanno dagli elenchi GaE, nei quali l’età media degli aventi diritto è di quasi 39 anni. Discorso analogo può essere fatto per la dirigenza scolastica, che per oltre un terzo ha superato i sessanta anni (altrettanti hanno superato i 55 anni), e nella quale le donne, dopo la conclusione del corso del 2007, figurano in percentuale crescente (sono oltre 10.000). Nel 2005 le dirigenti scolastiche erano il 38%, oggi sono il 49%, e anche sotto questo profilo il personale femminile è al Sud in percentuale maggiore rispetto alla media del Paese. La sproporzione Nord-Sud è ancora più marcata tra il personale ATA (250mila unità, di cui over 50 il 60%), nel quale le donne sono in larghissima maggioranza (una su due a Nord; 3 su 4 a Sud). Questa repentina decisione di elevare l’età pensionabile accentuerà, nell’immediato, gli effetti di precedenti decisioni in materia pensionistica. Con l’ultimo pensionamento (2009), sono usciti 32.000 docenti (circa 5% di quelli in servizio), con accelerazione delle uscite da parte dei docenti che possono evitare di ricadere nell’applicazione di regole restrittive (la normativa più recente è la c.d. Riforma Maroni, L..234/2004 e la L.247/07). Il nuovo picco di pensionamenti, quelli richiesti nello scorso gennaio, è stato provocato dalla previsione circa il provvedimento, effettivamente ora sancito, dell’innalzamento a 65 anni per le donne.
 
Nel XVIII Rapporto ISTAT 2009, il declino economico-finanziario dell’Italia
Lo scorso 26 maggio, l’istituto pubblico di statistica ha presentato il consueto rapporto, incentrato questa volta sugli aspetti economico-finanziari, e sui loro effetti sociali e ambientali. Negativo il quadro della formazione scolastica.

In Italia, il Prodotto interno lordo è calato più che negli altri Paesi industrializzati dell’area UE, per la flessione produttiva nelle grandi imprese (in difficoltà nell’esportare). Se ne sono visti gli effetti negativi in termini di disoccupazione (specialmente giovanile, giunta quasi al 25%), di spesa complessiva per gli ammortizzatori sociali a favore dei cassintegrati, e di livello medio dei redditi familiari (che hanno assottigliato i depositi a risparmio). Il sistema scolastico-formativo non appare in grado di qualificare la forza lavoro secondo le esigenze del Paese. 

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