Giochi linguistici
Sull’art.9, una babele di interpretazioni possibili ma basterebbe emendarlo con tre parole aggiuntive… Vediamo come.
Al Capo II del testo del d.d.l. 2994, art.2 comma 13, leggiamo: “Il dirigente scolastico individua il personale da assegnare ai posti dell’organico dell’autonomia, con le modalità di cui all’art. 9”. All’art.9, comma 2, leggiamo: “Per la copertura dei posti dell’istituzione scolastica, il dirigente scolastico propone gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti medesimi. Il dirigente scolastico può utilizzare i docenti in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati, purché posseggano titoli di studio validi per l’insegnamento della disciplina e percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire”. L’ex ministro Berlinguer, intervistato il giorno 19 alle ore 16,45 dal giornalista Oscar Giannino di Radio 24, ha spiegato come, nel d.d.l. 2994, la chiamata diretta sia limitata alla percentuale dei docenti che entrano nell’organico funzionale di ciascuna scuola (sette, otto persone, ha detto); il giornalista s’è detto rassicurato dal fatto che la chiamata diretta sia marginale. Il giorno successivo, il 20 maggio, la stessa interpretazione è stata sostenuta da Mariapia Veladiano, su la republica: “La chiamata diretta (non è assunzione, sono già assunti) riguarda per ora solo i docenti che vanno a costituire l’organico dell’autonomia di un istituto. Capita questo: una parte dei docenti precari che lo Stato deve assumere in seguito alla sentenza della Corte europea del 26 novembre 2014 non potrà entrare a far parte dell’organico delle scuole, perché le loro classi di concorso non sono richieste, ad esempio. Questi entreranno in un albo territoriale da cui i presidi potranno chiamare direttamente quelli che rispondono al bisogno della scuola sulla base del Piano triennale dell’offerta formativa approvato dal collegio dei docenti”. Comprensibilmente, la Veladiano ha trovato, in questa interpretazione, l’unica possibile giustificazione a un’altra assurdità del decreto: “Solo questo spiega perché il preside può utilizzare questi docenti su chiamata anche per classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati e sulla base di titoli di studio/culturali che assicurino competenze coerenti con l’insegnamento assegnato”. E ha concluso con un esempio: “Per essere concreti: un insegnante di arte assunto nell’albo territoriale ma non assegnato a una scuola, può avere una certificazione linguistica (C1) oggi ricercatissima alle superiori, per avviare percorsi CLIL (insegnamento di discipline non linguistiche in lingua straniera) obbligatori, ma per i quali le scuole ancora non hanno le competenze necessarie. Un docente di questo tipo può entrare a far parte dell’organico dell’autonomia. Il Trentino conosce dal 2006 la chiamata diretta per una quota del 4 per cento dell’organico. Interessa gli specialisti di lingua straniera e si tratta di un’esperienza positiva, che ha richiesto saggezza e capacità organizzativa alle scuole, ha portato qualche conflitto, ma positiva. Poi, però, si tratta di capire quale sarà la direzione di questo meccanismo (transitorio?)”. Vediamo se è possibile ricavare lumi sulla questione interpretativa, dal resoconto stenografico della discussione che l’Aula della Camera ha tenuto lunedì 18 Maggio, seduta n.429. (p.11 segg. passim) “CRISTIAN IANNUZZI. Grazie, Presidente. Molto rapidamente, questo emendamento serve a modificare una delle parti più criticate di questo testo di riforma scolastica, che è quello che prevede che i nuovi docenti assunti e immessi in ruolo non entrino in ruolo ma finiscano in questo albo, questo calderone, dove poi vengono pescati dai dirigenti scolastici, creando due aberrazioni: la prima, il fatto che vi sono disparità tra i docenti già in ruolo e quelli che entreranno dopo la riforma, e la seconda è che il dirigente scolastico possa scegliersi chi assumere, chi mettere in ruolo nella propria scuola e poi, eventualmente, dopo tre anni, cambiarlo, quindi si crea questa corte attorno ai dirigenti scolastici. Per cui insistiamo per la votazione da parte dell'Aula….. SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente, l'ultimo periodo del comma 11 nasconde una trappola per tutti i docenti di ruolo. Una trappola che noi vogliamo sventare e, per questo, proponiamo la soppressione del periodo. Infatti, viene previsto che dal 2016-2017 il regime della mobilità territoriale e professionale dei docenti opererà tra gli ambiti territoriali. In pratica, dal 2016 anche i docenti già di ruolo potranno transitare negli ambiti territoriali, finendo in quel tritacarne che, al momento, andrebbe a regime solo per i neoassunti. Dunque, incarichi triennali rinnovabili dal dirigente, possibilità di andare a fare i tappabuchi e tante altre meraviglie. Non possiamo, però, far pagare gli effetti di questa riforma anche a chi insegna già da decenni e, dunque, per questo motivo, chiediamo l'abrogazione di quest'ultimo periodo… LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Saremo brevi, perché non abbiamo tempo per parlare. Io voglio ribadire un concetto: questo impianto elimina il merito nella scuola. Infatti, fino ad ora esistevano delle graduatorie di merito e tutti gli istituti scolastici e tutti i dirigenti dovevano attenersi a queste graduatorie di merito. Voi create un grande calderone, che è un albo, dove vanno a finire tutti i docenti che vengono assunti, ma anche i docenti di ruolo, che magari sono da trent'anni in una scuola, sono perdenti posto oppure si trasferiscono e vanno a finire nelle grinfie del dirigente scolastico, in questo albo, dove tutti sono considerati alla stessa maniera. Chi è che decide il merito ? Il dirigente scolastico. Il dirigente scolastico deciderà discrezionalmente – secondo noi, con una deriva all'obbedienza incredibile – quali docenti portare nella propria scuola e potrà tenerli sotto ricatto per tre anni. Infatti, dopo tre anni, se il dirigente vede che il docente non si comporta come vuole lui, può decidere di non confermargli il contratto in quella scuola. Naturalmente viene assunto, ma avete trasformato un lavoro a tempo indeterminato in un lavoro precario a vita. Questo lo dovete ricordare, perché, altrimenti, non capirete mai perché il mondo della scuola è in subbuglio (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle)…. SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Grazie, Presidente. Siamo arrivati ad un punto assolutamente interessante rispetto a quello che è il disegno di legge in votazione in questi giorni alla Camera; forse, è uno di quelli che, purtroppo, ha fatto più parlare, in quanto si tratta della cosiddetta, diciamo così, nuova figura del dirigente scolastico. Perché dico «cosiddetta» ? Perché, in realtà, non è assolutamente così.… Ebbene, noi qui mettiamo il segno più: 3 miliardi, più 100 mila insegnanti ma soprattutto un 8 per cento in più per ogni istituzione scolastica, che possa essere messo a disposizione aggiuntiva della scuola; preciso, disposizione aggiuntiva, ma a tutto l'organico. Questo 8 per cento in più, compreso l'organico già presente prima, andrà a contribuire all'autonomia scolastica, che, però, deve essere coordinata. E, allora, ecco che, se un dirigente, come nel caso dei dirigenti di cui noi parliamo all'articolo 9, deve essere messo nella condizione di poter far funzionare questo organico, il dirigente dovrà anche essere valutato sulla base delle scelte che farà. Perché dico «scelte» ? Perché, più volte, qui dentro, si è parlato della cosiddetta chiamata diretta, a cui i dirigenti scolastici sarebbero chiamati. Noi non diciamo assolutamente questo all'interno di questo provvedimento, che, ricordo, è stato modificato notevolmente dal lavoro della VII Commissione alla Camera grazie alle numerose audizioni e grazie anche ad un lavoro continuo che ha visto, ancora oggi, la relatrice riformulare alcune parti e accogliere emendamenti, riformulandoli, per arrivare ad un compimento vero e più completo di quello che noi vogliamo portare a termine. Però, perché dico che il cosiddetto discorso della chiamata diretta non è reale ? Non è reale, perché il dirigente sarà chiamato, al massimo, a scegliere tra docenti che hanno un contratto a tempo indeterminato, docenti che sono di ruolo, docenti a cui nessuno toglierà mai il proprio stipendio. Docenti a cui, finalmente, oltre a quella che è la propria professionalità certificata dai titoli che hanno raggiunto (sia quelli propri professionali del diploma di laurea, ma anche della loro abilitazione), il dirigente potrà persino riconoscere il percorso fatto e cercare di scegliere quella figura – ripeto, tra un elenco dei docenti tutti di ruolo, tutti con contratto a tempo indeterminato – di docente che meglio potrà rispondere a quel piano dell'offerta formativa steso insieme al collegio dei docenti e votato dal consiglio di istituto, quindi in armonia con tutte le componenti della scuola. Questo è fondamentale; è una scelta sulla quale il dirigente verrà valutato (Applausi dei deputati del Partito Democratico)… ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Consideriamo questo articolo inemendabile ed è per questo che abbiamo proposto un emendamento di soppressione dell'articolo, perché questo articolo racconta la nuova idea di scuola della maggioranza e del Governo. Vi ho sentito spessissimo parlare di comunità educante eppure state dando alla scuola un sistema di governo autoritario e verticistico. La comunità dovrebbe presupporre altro, dovrebbe presupporre la collegialità, la cooperazione, la condivisione di un progetto e di una riflessione comune, l'esercizio di funzioni e di responsabilità tra pari. La scuola che state immaginando è altro. È una scuola dove il preside sceglie i docenti, il suo staff, presiede lo stesso nucleo di valutazione che dovrebbe andare a premiare, eventualmente, gli stessi docenti. La vostra scuola è una scuola che apre le porte a discrezionalità, al rischio di abusi, al rischio di clientele, al rischio di una burocrazia politicizzata. Ora, in questa maggioranza, nella stessa Commissione cultura, ci sono docenti e dirigenti scolastici, continuo a chiedermi: ma avete provato ad immaginare che cosa diventerà quel delicatissimo rapporto tra apprendimento e insegnamento ? Cosa diventerà la scuola grazie a queste scelte ? C’è solo una risposta sul fatto che continuiamo a chiederci «perché ?», e lo dico anche a lei Ministra Giannini che finalmente segue i nostri lavori, e la risposta può essere solo una risposta che ha che fare con il potere, che ha che fare con il controllo, che ha che fare con una ideologia neoliberista e tecnocratica. Il problema è questa ideologia, quella che taglia la cultura, che taglia insieme alla cultura, anche la democrazia e il pane, perché senza la cultura e senza gli spazi della democrazia, non c’è la possibilità per un Paese di poter assicurare innovazione, di poter assicurare una prospettiva lavorativa, di poter assicurare quella creatività industriale, scientifica, artistica, che dà il lavoro, la prospettiva, il futuro ad un Paese. Ecco perché consideriamo inemendabile questo articolo. C’è tutto il mondo della scuola – tutto ! – in maniera trasversale che vi sta chiedendo di fermarvi. Forse, siete ancora in tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Movimento 5 Stelle). …NICOLA FRATOIANNI. Grazie Presidente. Intervengo a titolo personale. Ho ascoltato l'onorevole Malpezzi che ci rassicura in quest'Aula, dicendo che forse esageriamo ed esagera chi protesta, tutto il mondo della scuola, perché in fondo i presidi sceglieranno tra docenti di ruolo, che hanno vinto un concorso. Ne siamo rallegrati. Forse qualcuno nella maggioranza voleva che li scegliessero tra qualche passante, per caso ? Non è questo il punto. Lo dico alla maggioranza e lo dico alla Ministra. Il punto è che, quando qualcuno può decidere individualmente chi va o meno ad insegnare in quella scuola, quel passaggio mette in discussione la libertà di insegnamento. Qui il punto non è il giudizio sui presidi e sulla loro buona fede. Il tema non sono le clientele e non sono neanche gli abusi. Il tema è la discrezionalità. La libertà d'insegnamento è il fondamento del carattere pubblico della scuola. Lo ricordo, l'articolo 33 della nostra Costituzione dice: la scienza è libera e libero ne è l'insegnamento. La riforma mette in discussione esattamente questo passaggio ed è per questo che quest'articolo è inemendabile ed è per questo che noi ci opponiamo in modo determinato a questa, che non è una riforma ma è uno svilimento del carattere pubblico della scuola…. GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. Intervengo a titolo personale. Come credo che quest'Aula sappia, esiste un tipo di rapporto di lavoro che si chiama subordinato. Sono subordinati quei rapporti di lavoro dove, appunto, non c’è libertà. Non c’è libertà nello svolgimento del proprio lavoro, ma c’è qualcuno che ti dice esattamente quello che devi fare, giorno dopo giorno, eventualmente ti valuta, ti chiama, ti sposta e via dicendo. Chi ha un lavoro subordinato non significa che possa essere licenziato da un giorno all'altro, anche se con la modifica dell'articolo 18 che avete voluto introdurre questo è più facile. Significa semplicemente una cosa, che non ha libertà, perché non c’è possibilità di combinare le due cose: se si è subordinati non si è liberi. La nostra Costituzione non a caso ha voluto rendere liberi gli insegnanti. Li ha voluti rendere liberi, non tanto perché essi dovessero avere un trattamento diverso dagli altri lavoratori, ma perché, essendo libero l'insegnante, è libero l'insegnamento. E questo è un valore per gli studenti, è un valore per la scuola e in ultima istanza è un valore per la democrazia italiana. Voi con questo articolo introducete – e lo sapete benissimo – un elemento profondo di gerarchia e subordinazione, laddove invece dovrebbe essere il regno della libertà. È un errore molto grave a cui vi richiediamo di porre rimedio, appunto come diceva la compagna Pannarale, finché siamo ancora in tempo. …SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Siamo finalmente giunti all'articolo che giustifica tutta la fretta nell'approvare questo scellerato disegno di legge. Avete detto che non si potevano stralciare le assunzioni da tutto il resto perché il disegno di legge era un tutt'uno. Certo, era un tutt'uno perché voi volete introdurre la chiamata diretta sotto il ricatto delle assunzioni. Allora, in questo momento, io chiedo veramente a quest'Aula, visto che so, Ministro, anche che i colleghi della Commissione cultura non sono d'accordo con questo impianto, non sono d'accordo con la chiamata diretta – ce lo hanno detto in via confidenziale –, una riflessione e il coraggio di tornare sui propri passi, perché la scuola non è vostra e la scuola vi sta chiedendo di non introdurre la chiamata diretta (Applausi dei deputati dei gruppi Movmento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà)… CELESTE COSTANTINO. Grazie, io invito veramente i colleghi del Partito Democratico a riflettere ancora un po’ con noi in quest'Aula perché in questo articolo si istituzionalizza un profilo manageriale del dirigente scolastico e si trasforma in maniera inaccettabile lo status giuridico dei docenti, spingendoli in un'area privatistica dove il dipendente pubblico risponde del suo operato al manager e dove la stessa libertà di insegnamento è messa a rischio. Qui non si tratta, lo voglio dire in maniera chiara e netta di accusare di corruzione i dirigenti scolastici; qui si tratta di non andare a ledere la libertà pubblica e privata dell'insegnante. Io voglio ricordare al Partito Democratico che siamo entrati in questo Parlamento con un programma e che quegli insegnanti che in questo momento stanno manifestando sono un pezzo del nostro elettorato. Guardate, non è così, non è accusandoli di squadrismo, non è additandoli di squadrismo, ma è applicando poi questa politica che andiamo incontro a quelle istanze e a quelle esigenze (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). … GAETANO NASTRI. Grazie, signora Presidente, Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale non condivide né il merito, né il metodo di questo provvedimento e tantomeno condividiamo la fretta con la quale ora siamo chiamati ad esaminarlo in Aula. Arriviamo, infatti, ora ad uno degli articoli più controversi di tutto il testo. Come sapete, l'articolo 9 è quello che disciplina le competenze del dirigente scolastico e, nonostante alcune piccole migliorie apportate in Commissione, è rimasta intatta sin qui l'assurda previsione della chiamata diretta dei docenti. Come è stato già più volte ribadito, tale modalità di scelta dei docenti danneggia gravemente, sia gli stessi docenti, che si trovano privi della titolarità di una sede e di fatto in una posizione di precari a vita, sia gli studenti ai quali sarà sempre più difficile garantire una continuità didattica. Inoltre, una soluzione del genere, oltre a favorire possibili gestioni clientelari dei contratti, finisce per limitare fattivamente la libertà di insegnamento e il pieno godimento dei diritti dei lavoratori, nonché, cosa ancor più grave, rischia di inficiare la libertà di apprendimento degli studenti…. MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Purtroppo, questa controriforma che la maggioranza si ostina a portare avanti, ha dei precedenti ben poco illustri, oserei dire. Io leggo la Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.129, di sabato 2 giugno 1923. L'articolo 27 di un provvedimento recita: «Le supplenze ai posti di ruolo e gli incarichi di insegnamento di qualunque specie sono scelti e conferiti dal preside». Questo provvedimento è stato firmato da Benito Mussolini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa vi pare una soluzione innovativa ? Qui veramente stiamo ricalcando percorsi orribili della nostra storia, della storia italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). UMBERTO D'OTTAVIO. Grazie, signora Presidente. Io ho chiesto di parlare perché, giustamente, negli interventi che ci sono stati si è detto che bisogna ascoltare la scuola. Io devo dire che, in queste settimane, su questo argomento si è centrata molto l'attenzione, ma nessuno ha chiesto: qual è il motivo principale, visto che non ce l'abbiamo con i presidi, non ce l'abbiamo con gli insegnanti? Se tutti vogliamo il bene della scuola, chiediamoci quale è la ratio di questa proposta. Noi abbiamo un obiettivo con questo disegno di legge e, cioè, quello di fare in modo che, nel nostro Paese, le scuole siano tutte dotate delle stesse condizioni per offrire ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze la migliore istruzione possibile così come avviene in altri Paesi, dove, per esempio, gli insegnanti migliori – e qui lascio aperto un concetto – vanno nelle scuole più difficili. E, guardate, l'unico modo per chiedere ad un insegnante bravissimo di andare in una scuola difficile è che ci sia una richiesta da parte del preside: l'obiettivo è esattamente questo cioè, consentire al dirigente scolastico di chiamare nella sua scuola anche un preside di una scuola difficile, perché, altrimenti, non si cambierà mai in questo Paese.(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)... ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Io credo che l'elemento di maggiore anomalia in una democrazia come quella italiana sia rappresentato in questo momento dal Partito Democratico: un gruppo di persone che si allinea al nuovo capo ogni volta che il capo cambia (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle). Ricordiamo che il gruppo parlamentare è entrato con Bersani, poi si è allineato a Letta per poi passare all'attuale Presidente del Consiglio. E cosa fa adesso quel gruppo, che rappresenta la peggiore e più grave anomalia in una democrazia? Cerca di moltiplicare quell'anomalia a livello culturale e cerca di farla diventare lo schema entro cui deve svilupparsi la cultura nella scuola del nostro Paese. Noi non possiamo che combattere quello schema, perché è uno schema grave, che mira non a fare emergere le intelligenze dei singoli ma a fare omologare le intelligenze rispetto a quello che è il potere del capo. Noi continueremo a combattere contro quel tipo di schema (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle)….CARLO DELL'ARINGA. Grazie Signora Presidente, mi meraviglia questo ossessivo richiamo all'articolo 33 della Costituzione sulla libertà di insegnamento, come se la libertà di insegnamento fosse incompatibile con l'esercizio dell'autonomia e del principio di responsabilità, soprattutto in un campo in cui la singola istituzione deve essere responsabile della qualità del servizio che dà in un campo così delicato alle famiglie e che quindi è anche responsabile di utilizzare al meglio le risorse e anche di scegliere le risorse umane che più si integrano con il progetto formativo che l'istituzione vuole attuare. Mi meraviglia questo ossessivo richiamo, perché questo principio di mutua accettazione fra chi insegna e chi dirige esiste in gran parte delle istituzioni del mondo occidentale, non solo dell'università, dove il concetto di chiamata o di mutua accettazione è accettato ovunque. Quindi questa obiezione sarebbe una obiezione fatta alla maggioranza del mondo sviluppato, in cui questo principio si applica a garanzia delle famiglie e della qualità dell'insegnamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)…. LUIGI GALLO. Presidente, naturalmente tutte le giustificazioni dei colleghi del Partito Democratico sostanzialmente stridono contro una porta di vetro. La vera motivazione del Ministro Giannini, che viene dal baronato dell'università, è portare il baronato anche nella scuola pubblica. In sostanza, attualmente non abbiamo mai sentito cose eclatanti sulla corruzione, sulle raccomandazioni e le clientele nella scuola pubblica perché c'erano delle regole certe. Quando queste regole certe verranno cancellate dal Partito Democratico, avremo una scuola di pessima qualità, perché il merito non significa chiamare gli amici dei politici, gli amici dei dirigenti, gli amici degli imprenditori o far fare carriera ad Agnese, la moglie del Presidente del Consiglio, nella scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il dirigente scolastico pubblico non rischia nulla in questa riforma perché sarà inamovibile come qualsiasi dirigente pubblico e quindi, in sostanza, avremo un dirigente che fa le sue scelte, però facendo rischiare con il fondo schiena degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle)…. STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Non metto in discussione le buone intenzioni della norma e non intendo neanche mettere in discussione la professionalità dei dirigenti scolastici; non è questo il punto. Voglio invece discutere l'impianto della norma. È evidente che esistono rischi seri in questa norma. Lasciamo stare i rischi relativi a fenomeni di rilevanza penale. Consideriamo altri rischi, e parlo dei rischi di discriminazione: discriminazione per l'orientamento culturale e pedagogico, discriminazione per l'orientamento politico-culturale e discriminazione anche per efficientismo, perché potrebbero essere lasciati fuori quegli insegnanti che, magari, sono in stato di gravidanza, oppure che usufruiscono dei permessi della legge n. 104 del 1992 e devono assistere qualche parente in difficoltà. Si viene così a determinare un evidente effetto potenziale di condizionamento della libertà d'insegnamento (mi dispiace ma è così). Dunque, il punto che voglio sottolineare è il seguente: perché dobbiamo correre questi rischi, sebbene potenziali ? Esistono altre soluzioni per favorire l'incontro tra i fabbisogni della scuola e le caratteristiche di un docente che ci consentono di evitare questi rischi. Ne abbiamo anche parlato. Sono rischi evitabili, pur raggiungendo l'obiettivo che viene posto. Per spiegare la ratio dell'articolo, ossia la chiamata diretta e anche la rideterminazione triennale dell'incarico, che è un aspetto importante, si è indicata la possibilità, finalmente, di sanzionare il docente «difettoso» alla fine del triennio. Attenzione, perché qui la sanzione non comporta la sospensione dell'insegnante e non comporta nemmeno l'allontanamento dell'insegnante: comporta semplicemente che questo insegnante, presunto «difettoso», venga mandato in un'altra scuola e noi avremo tendenzialmente gli insegnanti cosiddetti «difettosi» nelle scuole più difficili. Non si possono scambiare più insegnanti o, magari, anche 500 euro per la formazione con un modello che non funziona. I primi due aspetti sono positivi, ma non compensano un modello che non funziona. L'impianto della norma,e mi avvio a concludere, si basa sulla logica del comando, è la conseguenza di una valutazione complessivamente negativa dei nostri insegnanti.. ANNA ASCANI. Signora Presidente, intervengo soltanto per tranquillizzare i colleghi rispetto a quanto è stato detto, perché in Commissione si è fatto un lavoro profondo su questo tema. Intanto per chiarire che a scuola si entrerà sempre e comunque per concorso, nessuno potrà chiamare l'amico o il compagno che dir si voglia; e poi per tranquillizzarli sul fatto che gli emendamenti che abbiamo già approvato prevedono ambiti territoriali di dimensione sub-provinciale a cui si viene assegnati, che gli incarichi saranno triennali sì, ma rinnovati sulla base di un piano dell'offerta formativa che è costruito collegialmente, come abbiamo già previsto; che un emendamento approvato poco fa prevede proprio il richiamo alle norme anti-discriminatorie, alla legge n. 104, alla tutela di coloro che sono più deboli nei luoghi di lavoro. Questo, che è una preoccupazione sicuramente legittima, è però assolutamente escluso; e quindi non c’è nessun tipo di arbitrio, anche perché la Commissione ha inserito un principio netto sulla pubblicità dei criteri e sulla valutazione del dirigente. Io credo che questo lavoro vada riconosciuto, ovviamente riconfermando la fiducia da parte del PD al Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). …SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Grazie, Presidente. Una precisazione perché ne ho sentite tante, ma l'attribuzione dell'organico di rete avverrà ancora, ora, attraverso la graduatoria di persone che hanno vinto un concorso e che sono in quell'ambito provinciale, così come è ora, quello che cambia è il meccanismo tra scuola e il proprio territorio per dare una risposta. Io non riesco a capire dove venga meno la libertà di insegnamento onestamente, perché oggi la libertà di scelta il docente non ce l'ha. Infatti, se io sono l'ultima in quella graduatoria che entra in ruolo mi becco l'ultima scuola, quindi assolutamente non scelgo niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non solo dico questo, magari io potrei essere più adatta ad un'altra scuola, come per esempio quella del mio territorio dove c’è la più alta percentuale di alunni stranieri e io ho una specializzazione in quello. Allora, unire la ricchezza e il patrimonio culturale di un insegnante alla ricchezza di una scuola con le proprie esperienze è non garantire la libertà d'insegnamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?... GIANCARLO GIORDANO. Grazie, signora Presidente. Quello che ci è stato descritto poc'anzi dall'onorevole Malpezzi è un sistema oggettivo di accesso al ruolo nelle scuole. Oggettivo – lo dice la parola – vuole dire sottratto a scelte arbitrarie. Ma voi che siete un po’ fissati con la storia dei collegi piccoli, degli albi territoriali piccoli, e che avete bisogno dell'Italicum scolastico, così state tutti i più sereni, come dice il vostro capo, avete bisogno di applicare anche lì la regola di qualcuno che vi scelga e che vi metta primo o ultimo in lista. Qual è – poneva il tema l'onorevole Malpezzi – il modo con cui il preside può, in qualche modo, comprimere la libertà di insegnamento dei docenti scelti nell'albo ? Lo può fare con le premialità in denaro, «barbamateria» per la verità, non vi siete sforzati molto. Lo può fare con i poteri punitivi, lo può fare al termine dei tre anni, dicendogli «non ti confermo» e rimettendolo nell'albo, sarà poi il docente a dover spiegare perché si ritrova dentro l'Albo al prossimo preside che dovrà sceglierlo. Immaginare una riforma contro chi deve attuarla – cercate di tenere presente questo punto – è una bizzarria che solo voi potevate immaginare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). …LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. I deputati del Partito Democratico non possono fare finta di non conoscere quale meccanismo si sta inserendo nella scuola, perché è lo stesso meccanismo che permette la loro elezione, quella dei deputati del PD, in questo Parlamento, cioè la scelta «dal capo». Lo conoscete benissimo questo sistema (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle). Il problema è che non esisterà nessuna graduatoria con punteggio, ma un albo, e l'albo significa che entrano tutti i docenti e sono tutti uguali dal punto di vista della scelta del dirigente. Voi inserite il sistema corruttivo, che oramai è un cancro all'interno del sistema sanitario, e lo esportate anche nella scuola pubblica. In sostanza qual è il sistema ? Il sistema è di nepotismo, di casta, quello che voi in pratica cercate di difendere in ogni ambito. È quello che ha prodotto il 44 per cento di disoccupazione giovanile, ovvero la casta di voi dirigenti pubblici, politici, ma anche di tutti gli altri settori che non volete mai smantellare a favore della meritocrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…. BRUNO TABACCI. Signora Presidente, mi spiace non poter convenire sull'emendamento Fassina 9.4. È però l'occasione per ricordare che, durante le elezioni politiche del 2013, nel programma «Bene Comune», costruito da Partito Democratico, da SEL e da Centro Democratico, c'era un capitolo dedicato al sapere, che era appunto contenuto dentro la carta d'intenti. Gli argomenti di quel programma richiamavano i temi dell'autonomia e della responsabilità, il sistema valutativo, il contrasto all'abbandono scolastico, la motivazione del corpo insegnante, il potenziamento di ricerca e di formazione. Io considero coraggioso il tentativo del Governo di affrontare il nodo della scuola. Ovviamente si può anche commettere qualche errore, però dire che le cose nel nostro Paese, quanto a formazione scolastica, vanno bene è fare un «fuor d'opera». Qualcosa che dev'essere corretto c’è. C’è anche nell'assunzione di responsabilità: le scelte dequalificanti in questi anni hanno portato ad una distonia profonda tra scuola e mondo del lavoro. La scuola non è stata fatta per gli studenti in questi anni, ma molto di più per chi ha operato nella scuola. Vogliamo essere sinceri ? Da quale mente è potuta partorire, se non dalle pressioni degli interessi particolari, l'idea di una scuola profondamente licealizzata ? Mi riferisco all'università, che ha preteso di costituire in ogni angolo del Paese una sede di se stessa, proliferando in questo modo gli insegnamenti a prescindere da quella che era la realtà del mercato del lavoro, perché si volevano dare delle cattedre, non perché si voleva competere con un mondo che richiede una certa capacità. Allora, chiamiamo un po’ le cose con il loro nome ed evitiamo di politicizzarle oltre misura. Comunque sia, io mi sento profondamente legato a quel programma per il quale ho chiesto i voti nel 2013 e non mi sembra che questo progetto del Governo sia in antitesi. La polemica di oggi – questa sì – è in antitesi. Ma questo fa parte del dibattito del politichese e delle piccole beghe del nostro cortile (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia - Centro Democratico e Partito Democratico). Per ragioni di spazio ci fermiamo; chi volesse conoscere altro, può documentarsi su: http:// www. camera.it/leg17/410?idSeduta=0429&tipo=stenografico#sed0429.stenografico.tit00030.sub00020. Insomma, una babele di interpretazioni, ma ci sarebbe un modo per evitare equivoci: il Senato approvi l’emendamento chiarificatore che consiste nell’integrare le prime 7 parole dell’art. 9 comma 2 con le parole “soltanto”, e “dell’organico dell’autonomia”. Risulterebbe: “Per la copertura soltanto dei posti dell’organico dell’autonomia dell’istituzione scolastica, il dirigente scolastico…..”. In questo modo sarebbe mantenuto, agli aventi diritto all’immissione in ruolo, il criterio meritocratico del punteggio che vantano nelle graduatorie; si giustificherebbe il fatto che alcuni possano essere assegnati a funzioni per le quali non sono abilitati; si solleverebbero i dd.ss. dal compito di selezionare ad occhi chiusi (le competenze didattico-disciplinari degli insegnanti abilitati sono state vagliate da team di docenti competenti nelle specifiche discipline, e non sarà un d.s. privo di specifica competenza disciplinare a poter contraddire o confermare le valutazioni formalizzate, a norma di legge, a conclusione delle prove concorsuali nonché delle decine di esami che gli abilitati hanno sostenuto nei percorsi abilitanti). Questo chiarimento potrebbe essere già concordato il prossimo lunedì, quando i rappresentati sindacali saranno alla presenza della Giannini.