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L'ANIEF risponde a Profumo: ridurre di un anno le superiori sarebbe un suicidio

Ancora una volta il Miur fa prevalere le esigenze di cassa travestendole da finte esigenze didattiche. La vera riforma è quella che passa per l'innalzamento dell'obbligo a 18 anni e il potenziamento dell'apprendistato. Di esempi virtuosi ce ne sono, basta guardare alla Germania. Solo che non vogliamo seguirli.

La conferma fornita oggi dal Ministro Profumo di voler ridurre di un anno la durata delle scuole superiori rappresenta una misura che va contro quello che ci chiede l'Unione Europea e che accade nei corsi d'istruzione della maggior parte dei paesi dell'area Ocse. Così commenta l'ANIEF l'apertura fornita oggi da un Ministro dell'istruzione dimissionario e senza alcun consenso politico verso un modello di scuola "azzoppato" di un anno.

"Il nostro Paese non ha bisogno di altri tagli, che porteranno a cancellare 50mila docenti e Ata, tra l'altro travestiti da finte operazioni didattiche", spiega Marcello Pacifico, presidente ANIEF e delegato ai quadri e direttivi della Confedir. "Profumo farebbe meglio piuttosto ad impegnarsi, nel breve tempo rimastogli a disposizione, ad operare per il bene della scuola italiana cominciando ad impostare una seria riforma della scuola superiore che passi per l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni e per la valorizzazione dell'apprendistato".

"La volontà manifestata dal Ministro - continua Pacifico - rappresenta, piuttosto, l'ennesima proposta che va contro la logica del merito e della cultura all'investimento delle risorse umane. Come se il tasso di abbandono scolastico in Italia non fosse tra i più alti dell'area Ocse. La verità è che la spinta a realizzare certe iniziative rimane legata a mere esigenze di cassa. La stessa che ha portato il suo predecessore, Maria Stella Gelmini, a cancellare oltre 150mila posti nella scuola in tre anni".

È significativo che tutte le indagini sull'istruzione prodotte negli ultimi anni, peraltro confermate da diverse agenzie internazionali e persino dallo stesso Miur, abbiano indicato esattamente l'opposto. Non bisogna andare lontano per rendersene conto: in Germania, infatti, gli studenti possono contare su un sapiente utilizzo dell'apprendistato, che essendo strettamente collegato al tessuto industriale permette ai giovani di specializzarsi in campi produttivi reali. E contemporaneamente di accrescere il proprio sapere continuando a frequentare i banchi di scuola.

 

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