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Regolamento valutazione: ANIEF dice no all’etichettatura degli istituti

L’approvazione in Senato del regolamento sulla valutazione spiana la strada al Governo, che potrebbe ora approvare il testo negli ultimissimi giorni del suo mandato. In tal caso, i danni per la scuola sarebbero altissimi: attraverso un decreto frettoloso e inviso dalla grande maggioranza di coloro che operano nella scuola, si delegherebbe all’Indire, al corpo ispettivo e soprattutto all’Invalsi il ruolo di “etichettatori” degli istituti scolastici. Negando, in questo modo, le preziose conquiste ottenute con la scuola autonoma, con l’introduzione del curricolo e del portfolio delle competenze, giustamente incentrate sulle necessità del territorio e dell’alunno.

In linea con quanto preventivato dall’ultimo Governo Berlusconi ed in particolare dal suo Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, che ha varato norme per tagliare i finanziamenti, dando ampio spazio a logiche aziendali-produttive, il regolamento sulla valutazione mortifica il ruolo della scuola libera e moderna. Assoggettandola alla certificazione del “Super-Invalsi”. E, come se non bastasse, prepara il terreno per la cancellazione di altre centinaia di scuole, “colpevoli” di essere poste in territori arretrati e frequentate da bambini e ragazzi difficili.

“Di fronte ad un Invalsi – sostiene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – che avesse assunto il ruolo di “faro” e di garante della progettazione e della sperimentazione delle pratiche educative moderne, non avremmo avuto nulla da eccepire: il suo operato sarebbe infatti stato quello di fornire strumenti di valutazione indiretti delle scuole. Invece, quanto emerge dal modello approvato al Senato è quello di un organo superiore, che vuole esercitare la sua autorità ed arroganza imponendo standard qualitativi a livello nazionale. Mettendo quasi sullo stesso piano un liceo centrale di Milano con un istituto professionale del quartiere Zen di Palermo”.

Quello che appare paradossale è che debba essere un’associazione sindacale ad indicare al Miur che per ottenere una valutazione oggettiva di un istituto scolastico occorra obbligatoriamente considerare specifici parametri. Come quelli di difficoltà legati alla loro dislocazione, alla tipologia di utenza, alle caratteristiche sociali. Parametri che rappresentano anche le linee guida alla base della formulazione del Piano dell’Offerta Formativa di ogni istituto.

“Quello che si accinge ad approvare il Governo – continua Pacifico – è tra l’altro un modello già sperimentato, con fallimenti e insuccessi, all’interno delle Università: attuare una valutazione rigidamente standardizzata, come accaduto negli ultimi anni agli atenei, ha comportato una riduzione record delle iscrizioni pari al 25%. Oltre che un’impennata di abbandoni degli studi, con le maggiori percentuali proprio in quelle facoltà che lo Stato ha penalizzato economicamente ed in certi casi costretto a chiudere. In particolare quelle del Sud e con maggiori flussi migratori in entrata. Così, anziché dare linfa ai luoghi della formazione e della cultura dove è più difficile operare – conclude il presidente dell’Anief - si decide di affossarli abbandonandoli al loro destino”.

Il sindacato, inoltre, non può accettare che le sorti dell’istruzione italiana siano legate all’operato di un istituzione, l’Invalsi, che ha già mostrato i suoi limiti. Come in occasione degli esami di licenza media, con l’adozione di griglie di valutazione del merito espresse su 4/10 anziché sulla canonica scala 0-10.

L’Anief non ci sta: approvare questo regolamento sulla valutazione smonterebbe in un colpo solo il processo docimologico avviato nell’ultimo ventennio. E ci farebbe mestamente allontanare dalle direttive sulla materia volute dall’Unione Europea. Il nostro giovane sindacato valuterà, quindi, tutte le iniziative legali possibili per opporsi a questo modello formativo, approvato da un Governo dimissionario con il silenzio-assenso di alcune organizzazioni sindacali.

 

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