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Riforma organi collegiali: se non si ferma ddl Aprea-Ghizzoni i prof diventeranno impiegati

Non sono considerate le loro delicate responsabilità formative e docimologiche, mentre si dà sempre più spazio agli “attori” e ai finanziamenti esterni. Anziché aprire alle Fondazioni e continuare a tagliare risorse all’istruzione, spesso tutt’altro che avulse da interessi, il Parlamento farebbe bene a creare le basi per far reperire fondi adeguati alla scuola.

Le contestazioni del mondo della scuola di questi giorni contro la politica del Governo stanno producendo i primi effetti: nelle ultime ore, anche il Partito Democratico ha sentito la necessità di “arrivare ad un disegno condiviso” sulla riforma degli organi collegiali della scuola. Si tratta di una posizione corretta, condivisa dall’Anief, perché approvare il ddl 953 Aprea-Ghizzoni, al quale la Commissione Cultura della Camera in sede deliberante ha dato il via libera un mese fa ed ora all’esame del Senato, sarebbe un grave errore: non si possono infatti aspettare quasi 40 anni, tanti ne sono passati dall’introduzione dei Collegi dei Docenti e del Consiglio d’Istituto attraverso i decreti delegati del 1974, per assistere ad una immotivata riduzione dell’incidenza degli insegnanti sulla governance didattica della scuola.

“Ci sono delle parti dell’ex ddl Aprea – commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir per la scuola – che renderebbero l’assetto organizzativo della scuola italiana sempre più in balìa di soggetti esterni. Come i rappresentanti di enti locali e professionali, che potrebbero indirizzare la politica scolastica a loro vantaggio. Ma anche dei genitori, che oltre a rimanere in carica per un periodo di tempo esageratamente lungo (addirittura maggiore a quello della presenza dei figli nei corsi scolastici!) si ritroverebbero a detenere lo stesso potere decisionale dei docenti. I quali, anche se della scuola dopo gli studenti sono indiscutibilmente gli attori principali, con delicate responsabilità formative e docimologiche, si ritroverebbero invece ad assumere un ruolo marginale. Quasi impiegatizio. Ed anche le ridotte competenze del nuovo collegio dei docenti, il Consiglio dei docenti, non darebbero il giusto peso alle professionalità degli insegnanti”.

Preoccupa, inoltre, la possibilità, prevista dall’art. 10 del disegno di legge 953, che le scuole possano “ricevere contributi da fondazioni finalizzati al sostegno economico delle loro attività”. Secondo il presidente dell’Anief, “anziché programmare il sostegno economico da parte di Fondazioni, spesso tutt’altro che avulse da interessi, il Parlamento farebbe bene a creare le basi per far reperire fondi adeguati alla crescita dei nostri giovani”.

Per tutti questi motivi, l’Anief si dice d’accordo con Francesca Puglisi, responsabile Scuola Pd, secondo cui se non si riuscirà “ad arrivare ad un disegno condiviso” sarà inevitabile bloccare la riforma del riordino degli organi collegiali.

“Si tratta di una necessità che contrasta fortemente – sottolinea Pacifico – con quanto previsto dal Governo, che per cancellare l’assurda ipotesi del passaggio da 18 a 24 ore d’insegnamento settimanale ha deciso di sottrarre quasi 50 milioni dal fondo d’Istituto, facendo sparire le funzioni strumentali. L’Anief lo ripete da tempo: l’unica soluzione per uscire da questo teatrino, incentrato sempre sullo stesso canovaccio, la riduzione di risorse alla scuola pubblica, è quella di tornare a considerare l’istruzione un investimento indispensabile. Aumentando i finanziamenti per l’istruzione di almeno un punto percentuale rispetto al Pil. Il nuovo Governo è avvisato”.

 

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