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Legge di Stabilità, Anief-Cisal chiede cambiamenti per i lavoratori altrimenti sarà mobilitazione.

La richiesta è giunta nel corso del consiglio nazionale della ‘Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori’, che si sta svolgendo presso il salone delle conferenze del Grand Hotel di Salerno: servono modifiche alla Camera su contratti, pensioni, liquidazioni e precariato.

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): presentarsi a un rinnovo di contratto con la miseria di 8 euro lordi di aumento a dipendente pubblico dopo sei anni di blocco stipendiale (che la Consulta ha anche reputato illegittimo) è una vergogna nazionale. Dai nostri calcoli, un incremento equo deve essere almeno pari a 100 euro per la mancata assegnazione di indennità di vacanza contrattuale e 200 euro di vero e proprio aumento in busta paga. Sotto queste soglie, il costo della vita continuerà a sovrastare le buste paga degli statali, lasciando i consumi al minimo. Il Governo farebbe bene ad ascoltare la piazza, anziché ostinarsi nel far approvare in Parlamento riforme a perdere come quella della Buona Scuola. L’Italia ha bisogno di un nuovo welfare più orientato al reddito, alla sanità, alla scuola, alla formazione e al sociale.

Occorre cambiare in extremis la Legge di Stabilità alla Camera, inserendo interventi a favore dei lavoratori; in caso contrario la mobilitazione sarà inevitabile. A dichiararlo è stato oggi Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal, durante il consiglio nazionale della ‘Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori’, che si sta svolgendo presso il salone delle conferenze del Grand Hotel di Salerno.

“Non è possibile continuare a sfruttare milioni e milioni di lavoratori italiani, riducendo gradualmente i loro diritti e stipendi; è una prassi che deve terminare, perché lede anche la Costituzione e la normativa europea”, ha detto Pacifico ricevendo gli applausi dei presenti.

Il sindacalista ha quindi affrontato, punto per punto, i passaggi ineludibili per risollevare le sorti dei cittadini lavoratori, precari e pensionati: “Il Governo farebbe bene ad ascoltare la piazza, anziché ostinarsi nel far approvare in Parlamento riforme a perdere come quella della Buona Scuola. L’Italia ha bisogno, piuttosto, di un nuovo welfare più orientato al sostegno al reddito, alla sanità, alla scuola, alla formazione e al sociale, ad iniziare dalla valorizzazione dello sviluppo del patrimonio culturale, al fine di rilanciare l’economia, produrre ricchezza e cancellare i veri sprechi, oltre che combattere con tutte le forze l’evasione fiscale”.

“Questi passaggi sono raggiungibili” – ha aggiunto Pacifico – “senza sacrificare i diritti acquisiti di chi lavora, come i dipendenti pubblici, i primi danneggiati dalla crisi economica. Il Governo deve comprendere che la riforma delle riforma è la salvaguardia del benessere di tutti i suoi cittadini, non escludendo quindi i lavoratori, sia in forza alla Stato sia privati. Presentarsi ad un rinnovo di contratto, come vuole fare l’Esecutivo Renzi con la Legge di Stabilità 2016 -  appena approvata dal Senato e presto al vaglio della Camera - con la miseria di 8 euro lordi di aumento a dipendente pubblico dopo sei anni di blocco stipendiale reputato illegittimo dalla Consulta è una vergogna nazionale. Dai nostri calcoli, un incremento equo deve essere almeno pari a 100 euro per la mancata assegnazione di indennità di vacanza contrattuale e 200 euro di vero e proprio aumento in busta paga; sotto queste soglie, il costo della vita continuerà a sovrastare le buste paga degli statali, lasciando i consumi al minimo”.

Il rappresentante Anief-Cisal ha quindi affrontato il nodo delle pensioni: “pure queste vanno incrementate con aumenti di questa portata, in particolare gli assegni di quiescenza attorno ai 1.500 euro mensili. Come non è possibile decurtare le pensioni, come intende fare il Governo, di un altro 2%. E condannare i nuovi assunti a lavorare 43 anni per percepire una pensione più bassa della sociale. Tornando ai dipendenti pubblici, lo stipendio trarrebbe poi giovamento dalla cancellazione della trattenuta illegittima del trattamento di fine rapporto, come del resto già avviene nel privato”.

Il sindacato, sempre sul Tfr, ha ricordato le diverse recenti espressioni dei giudici favorevoli ai ricorrenti, giunte dopo che la Corte Costituzionale, attraverso la sentenza 223 dell’8 ottobre 2012, ha incasellato come illegittima l’operazione “nella parte in cui non esclude l’applicazione a carico del dipendente della rivalsa pari al 2,50% della base contributiva, prevista dall’art. 37, comma 1, del dPR 1032/73”. Concetto poi ribadito lo scorso anno dalla Consulta con una seconda sentenza: la n. 244/2014.

Pacifico ha toccato anche altri punti critici della legge di bilancio di fine anno: “non è possibile – ha detto – che vengano eliminati i patronati e il loro prezioso servizio alla cittadinanza, a meno che lo Stato non si faccia carico di realizzare le dichiarazioni dei redditi. A tal proposito, è giunto il momento di farla finita di far quadrare i conti con iper-tassazioni nei confronti dei redditi minimi e medi. Il futuro di un paese moderno quale è l’Italia – ha concluso il sindacalista – passa inevitabilmente per questo genere di provvedimenti. Altrimenti, toccherà all’Europa intervenire perché vengano applicati. Come è accaduto con la sentenza Mascolo del 26 novembre 2014, che ha aperto le porte della stabilizzazione a centinaia di migliaia di precari, con oltre 36 mesi di servizio svolto, che altrimenti per il nostro Stato sarebbero dovuti rimanere supplenti a vita”.

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21 novembre 2015                                                              

                                                                                                                     Ufficio Stampa Anief

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