Precariato

A Grosseto docenti supplenti pagati a sorteggio - ANIEF: colpa dello Stato inadempiente, ma le Rsu non dovevano accettare

Vi sono istituti che vantano oltre 100mila euro di arretrati: così i dirigenti scolastici sono costretti a chiedere finanziamenti alle famiglie o inventarsi gestioni finanziare fantasiose, come quella adottata nel liceo toscano. Marcello Pacifico, presidente Anief: i rappresentanti dei lavoratori avrebbero dovuto semplicemente chiedere la messa in mora dell’amministrazione scolastica.

Arrivare a sorteggiare i supplenti cui pagare lo stipendio, come accaduto al liceo linguistico Rosmini di Grosseto, è la dimostrazione del grave stato di sofferenza economica che stanno vivendo le quasi 10mila scuole esistenti in Italia. Se i dirigenti scolastici debbono arrivare ad approntare una gestione finanziaria al limite del fantasioso, lo si deve ai cronici ritardi dei finanziamenti di cui sono colpevoli sia il Ministero delle Finanze sia il Miur.

Il risultato è che oggi vi sono diversi istituti scolastici il cui credito nei confronti dell’amministrazione centrale supera anche i 100mila euro. E siccome le scuole non sono aziende, sono sempre più frequenti i casi di dirigenti che fanno pressanti richieste di sovvenzionamenti alle famiglie o ai privati. E che in certi casi fanno ricorso a formule come quella adottata nell’istituto Rosmini.

Premesso questo, l’Anief reputa però non corretta la decisione presa dai responsabili del liceo di Grosseto di pagare lo stipendio dei supplenti attraverso il ricorso al sorteggio: “ha sbagliato la dirigente scolastica a proporlo e hanno sbagliato le Rsu ad accettare questa soluzione”, dichiara il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico. “Le rappresentanze sindacali dell’istituto – continua il rappresentante del giovane sindacato – avrebbero fatto molto meglio a chiedere la messa in mora dell’amministrazione scolastica: si tratta, infatti, di un atto che comporta il sicuro recupero degli stipendi, maggiorato dei danni procurati e degli arretrati”.

“È dimostrato che a fronte di una richiesta di messa in mora per la retribuzione stipendiale dovuta, garantita a partire dall’articolo 36 della Costituzione sino alle norme sul lavoro e ai contratti in vigore che ne derivano, il datore di lavoro, in questo caso lo Stato, trova improvvisamente la liquidità necessaria per procedere ai pagamenti”, conclude il presidente dell’Anief.

 

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