Precariato

Il Governo si preoccupa della febbre catarrale delle pecore e non della salute dei lavoratori

Quando la UE apre una procedura d’infrazione per tutelare i nostri ovini, subito, il legislatore interviene; quando ne apre una sui precari della scuola, invece, emana norme in deroga per abusare dei contratti a termine, senza pensare alla conseguenze esistenziali di tale scelte nella vita degli assunti e sanzionatorie a carico di tutta la comunità. ANIEF-Confedir chiede l’accesso agli atti e continua il ricorso ai tribunali.

Mentre l’ultimo decreto-legge n. 216/12 di questa legislatura reca disposizioni per attuare due direttive comunitarie del 2010 (n. 45 su sistema comune di imposta; n. 18 su congedo parentale), per rispondere a quattro procedure d’infrazione aperte nel 2012 (n. 369 su parità di trattamento fra uomini e donne; n. 370 su organi umani destinati ai trapianti; n. 372 su farmacovigilanza; n. 434 su vaccinazione contro la febbre catarrale degli ovini) e per eseguire una sentenza della Corte europea del 2009 (causa C-302), l’ultima finanziaria approvata ieri dal Parlamento (n. 5534-bis-B) prevede la proroga dei contratti a termine dopo i 36 mesi per i precari della pubblica amministrazione, con l’accordo dei sindacati (art. 1, c. 400), in deroga alla direttiva n. 70/99. La norma, d’altronde, è attualmente derogata nella scuola dopo l’approvazione della legge 106/2011, che è intervenuta, invano, per rispondere alla procedura di messa in mora dello Stato italiano per la mancata stabilizzazione del personale ATA, a seguito delle non soddisfacenti risposte date nel corso della procedura d’infrazione n. 2124 aperta nel 2010, a cui ne sarebbero seguite altre due nel solo 2012, riguardanti anche i docenti precari.

Il presidente ANIEF e delegato Confedir alla scuola e alle alte professionalità, Marcello Pacifico, proprio in questi giorni sta inoltrando alla Commissione UE un’istanza urgente di accesso agli atti su tutte le procedure d’infrazione attivate nello scorso trimestre contro lo Stato italiano per la violazione della direttiva comunitaria 1999/70, in nome del principio comunitario della trasparenza, vista la secretazione degli atti voluta dal Governo per la delicatezza della questione.  

Ma se la questione è così delicata, perché il Governo oltre a pensare alla salute degli ovini non pensa anche alla salute dei lavoratori e alle tasche dei cittadini che potrebbero pagare condanne fino a 8 milioni di euro per ogni atto di messa in mora? Se il 15% del personale della scuola è utilizzato come precario non importa, se il rischio del burnout è ancora più alto nella professione docente perché parlarne, se addirittura qualcuno si priva della vita sono suoi problemi esistenziali. Ma fino a quando si abuserà della pazienza dei precari docenti, ata, infermieri o medici e di tutto il pubblico impiego? L’ANIEF-Confedir non smetterà di difenderli nei tribunali, visto che la giustizia sembra preclusa agli uomini che parlano ma non agli animali che belano.

Il Decreto legge n. 216/12, si occupa di:

- direttiva 2010/45/UE del 13 luglio 2010 relativa al sistema comune di imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda le norme in materia di fatturazione;

- direttiva 2010/18/UE dell'8 marzo 2010, che attua l'accordo quadro riveduto in materia di congedo parentale);

- direttiva 2010/41/UE del 7 luglio 2010, sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne. che esercitano un'attività autonoma. Procedura di infrazione n. 2012/0369;

- direttiva 2010/53/UE del 7 luglio 2010 in materia di qualità e sicurezza degli organi umani destinati ai trapianti. Procedura di infrazione 2012/0370;

- direttiva 2010/84/UE del 15 dicembre 2010, relativa alla farmacovigilanza. Procedura di infrazione 2012/0372;

- direttiva 2012/5/UE del 14 marzo 2012, relativa alla vaccinazione contro la febbre catarrale degli ovini - Procedura d'infrazione 2012/0434;

- Esecuzione della decisione della Commissione europea 2000/394/CE del 25 novembre 1999 e della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, resa in data 6 ottobre 2011, nella causa C-302/09, Commissione europea c. Repubblica italiana.

 

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