Precariato

Precariato

  • Se salta il decreto salva-precari, addio anche alla piccola “ciambella di salvataggio” che lo scorso mese di luglio il governo aveva predisposto per i 50 mila docenti con diploma magistrale rimasti intrappolati a seguito della doppiasentenza negativa della plenaria del Consiglio di Stato: per evitare il danno del licenziamento connesso a quello dell’abbandono della scuola dove sono in servizio si era infatti predisposta la proroga bis della conferma dei contratti sottoscritti a inizio anno scolastico, per scongiurare anche un danno alle scuole, alla didattica e agli alunni del primo ciclo scolastico, che in corso d’anno si sarebbero ritrovati senza il loro maestro. E parallelamente un altro concorso riservato. Solo che si trattava di palliativi, non di soluzioni.

    Marcello Pacifico, presidente Anief: “Non si comprende per quale motivo lo Stato continui a voler tenere distanti le situazioni di fatto dalle ragioni del diritto, mantenendo vive mega-vertenze nei tribunali d’Italia e d’Europa. Perché non servono più soluzioni transitorie o prese di posizione assunte solo per salvare la faccia o lavarsi le mani. Questi docenti, che non sono più ragazzi poiché diplomati fino al lontano 2002, vanno immessi nei ruoli dello Stato, a partire da chi ha svolto oltre 36 mesi di supplenze. Come arrivare a ciò lo abbiamo indicato: vanno confermati prima di tutto gli oltre 7 mila docenti già assunti, ma nei ruoli e non sulla supplenza. Gli altri vanno stabilizzati, trovando un canale che li affranchi dalla seconda fascia d’istituto. Non può essere di certo l’ennesimo concorso, l’ennesima procedura riservata, che produrrà l’ennesima graduatoria, con la stragrande maggioranza di maestri precari che si ritroveranno ancora una volta costretti a farsi valutare, graduare e poi a rimanere in perenne attesa. È un film visto. A questo punto spetta all’esecutivo che verrà voltare pagina e dire basta a una delle ingiustizie più cruente della scuola pubblica italiana”.

  • Parte la caccia al supplente, con 200 mila posti da assegnare per l'inizio dell'anno scolastico 2019/2020. Lo sottolinea l'associazione sindacale Anief che segnala anche che potrebbero essere "tantissime le 'messe a disposizione' (Mad):, basta una domandina al preside e si insegna tutto l'anno"

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    Nel a.s. 2018/19 oltre 10 mila cattedre vacanti furono conferite, come supplenza annuale, ad aspiranti senza alcuna esperienza pregressa: i dirigenti scolastici, d’altro canto, non possono fare diversamente, quando tutte le graduatorie risultano esaurite, e procedere con quella che qualcuno ha ribattezzato come un ritorno alla “chiamata diretta”, perché si tratta di procedure attuate senza regole definite e legate alle singole necessità delle scuole. Ma perché nel Paese con più precari al mondo e con tanti supplenti abilitati all’insegnamento e già selezionati, si ricorre agli aspiranti neofiti?

    Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Pur di lasciare chiuse a doppia mandata le GaE e di non dare possibilità di spostare, a domanda, i vincitori dei concorsi 2016 e 2018 nelle regioni con i vuoti da coprire, e di non attuare una graduatoria nazionale da cui attingere all’occorrenza, si butta il bambino con l’acqua sporca. Si è arrivati a creare una situazione di posti vacanti, privi di titolare, che non ha precedenti nella scuola italiana. Con l’aggravante che la maggioranza di queste cattedre libere verranno assegnate a supplenti alle prime armi. L’assurdo, quindi, è che il Miur scarica sui presidi i risultati deficitari frutto della sua mala-gestione: è una situazione grave, che si ripercuoterà negativamente sull’offerta formativa”.

  • "Con la fine del governo gialloverde e le consultazioni dei leader politici da parte del Capo dello Stato, si chiude uno delle più buie gestioni dell'istruzione italiana, con il mondo della scuola che non a caso 'saluta Bussetti senza rimpianti': a spiegarne i motivi, con tanto di 'numeri di un fallimento annunciato', è la stampa specializzata, che descrive il personale scolastico 'profondamente deluso dalla gestione del ministro leghista, tra progetti di autonomia differenziata e carenza di soluzioni concrete per l'annoso problema del precariato'. È notizia di queste ore che solo in Veneto ci sono quasi 8 mila cattedre destinate ai precari, di cui 2.284 di sostegno". E' quanto si legge in una nota dell'Anief.

     

  • "Mentre l'attenzione dei sindacati e di alcuni rappresentanti della Lega è tutta concentrata sul decreto scuola, destinato a non arrivare mai in Gazzetta Ufficiale perché manca l'accordo del primo partito del Parlamento, le nomine in ruolo del personale docente stanno andando a rotoli": lo sostiene il sindacato Anief secondo il quale le notizie sulle tante convocazioni andate deserte giunte nei giorni scorsi dai propri delegati sparsi nei vari territori, soprattutto del Nord Italia, a partire da Piemonte, Veneto e Liguria, vengono confermate anche da altri sindacati

  • Mentre l’attenzione dei sindacati e di alcuni rappresentanti della Lega è tutta concentrata peril non risolutivo decreto scuola, meglio noto come accordo “salvo intese”, destinato a non arrivare mai in Gazzetta Ufficiale perché manca l’accordo del primo partito del Parlamento, le nomine in ruolo del personale docente stanno andando a rotoli: le notizie sulle tante convocazioni andate deserte giunte nei giorni scorsidai delegati Anief sparsi nei vari territori, soprattutto del Nord Italia, a partire da Piemonte, Veneto e Liguria, vengono adesso confermate anche dagli altri sindacati dopo che qualche giorno falo stesso Miur aveva ammesso il problema.

    Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “La situazione del precariato scolastico è ormai cronicizzata ed ora sta entrando in una fase addirittura peggiore perché si sta riuscendo nell’impresa assurda di creare nuovi supplenti, dal nulla, lasciando a casa quelli già esistenti: quest’anno, infatti, dopo che più della metà delle assunzioni andranno deserte e quasi tutte quelle su sostegno, si assegneranno decine di migliaia di posti vacanti con le ‘messe a disposizione’, ai candidati in possesso del solo titolo di studio, a volte nemmeno attinente, mentre i vincitori di concorso e gli abilitati all’insegnamento rimangono in attesa in altre graduatorie regionali e provinciali. Tutto questo è assurdo. E siccome ogni Governo che si forma fa peggio del precedente, siamo sempre più convinti che a risolvere la questione sarà la Commissione europea, la quale dopola lettera di costituzione in mora inviata nelle scorse settimane allo Stato italiano, per abuso reiterato di precariato, si accinge ad avviare una procedura d’infrazione salatissima che stavolta lascerà il segno”.

     

  • Intervista del presidente nazionale di Anief a Italia Stampa: “In passato abbiamo ottenuto la riapertura delle GaE. Le proposte dell'intesa di aprile fra l’ex governo e gli altri sindacati erano effimere”

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  • Le differenze di trattamento tra il personale assunto a tempo indeterminato e quello precario, anche quello contrattualizzato continuativamente, riguardano aspetti lavorativi svariati: dall’entità degli stipendi, con quello dei supplenti bloccato al livello iniziale, alla somministrazione del bonus annuale per l’aggiornamento, precluso ai precari, sino alla concessione di ferie e permessi. Su questi ultimi, le differenze sono abissali: al personale docente, educativo ed Ata assunto a tempo determinato sono concessi permessi per la partecipazione a concorsi o esami, nel limite di otto giorni complessivi per anno scolastico, compresi quelli per il viaggio, ma non vengono retribuiti. E lo stesso vale per i sei giorni di ferie chieste dal dipendente precario nel corso delle attività didattiche: devono essere sempre legate in modo esplicito a motivi personali e familiari.

    Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Si tratta di una differenza inaccettabile. Così come disposto, il contratto di lavoro è addirittura contraddittorio: vale infatti il principio della concessione di permessi e ferie, ma poi le corrispondenti giornate si sottraggono dallo stipendio. Così non va. Lo faremo presente in contrattazione nazionale, in qualità di sindacato rappresentativo, facendo di tutto per cambiare il nuovo dispositivo che regola il rapporto di lavoro del personale della scuola. Qualora l’amministrazione dovesse opporsi, confermando questa assurda discriminazione, la pratica passerà al nostro ufficio legale che predisporrà specifico ricorso nelle sedi legali opportune anche sovranazionali”.

  • Con la fine del Governo gialloverde ele consultazioni dei leader politici da parte del Capo dello Stato, si chiudeuno delle più buie gestioni dell’istruzione italiana, con il mondo della scuola che non a caso “saluta Bussetti senza rimpianti”: a spiegarne i motivi, con tanto di “numeri di un fallimento annunciato”, èla stampa specializzata, che descrive il personale scolastico “profondamente deluso dalla gestione del ministro leghista, tra progetti di autonomia differenziata e carenza di soluzioni concrete per l’annoso problema del precariato”. È notizia di queste ore che solo in Veneto ci sono quasi8 mila cattedre destinate ai precari, di cui 2.284 di sostegno.

    Secondo il presidente Anief Marcello Pacifico, “il ministro leghista Marco Bussetti non ha attuato nemmeno una delle disposizioni prioritarie da noi presentate, peraltro oggettivamente attuabili senza oneri particolari, e ora si appresta ad abbandonare il palazzo di Viale Trastevere lasciando in ereditàun numero inaudito di cattedre scoperte nel Paese con il record di precari, dei concorsi ordinari e straordinari in alto mare, i corsi abilitanti rivolti al personale che ha svolto almeno 36 mesi di servizio mai partiti, deglistipendi indegni. Secondo noi, nemmeno impegnandosi di buona lena, si sarebbe potuto fare peggio”.

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  • Ma è sola propaganda e opportunismo perché la maggioranza che ha approvato quelle intese non esiste più. Anief attende la formazione di un nuovo esecutivo per portare avanti subito i sei punti di legislatura sulla scuola: adeguamento degli organici di fatto a quelli di diritto e organici differenziati per territorio; reclutamento dalle attuali graduatorie (gae, gm, gmre, gi); stabilizzazione dei precari docenti, ata, educatori ed assistenti alla comunicazione, lsu; conferma dei ruoli degli insegnanti assunti con riserva dopo il superamento dell'anno di prova; parità di trattamento tra personale precario e di ruolo con rivisitazione della ricostruzione di carriera; utilizzo delle risorse risparmiate nella scuola per rinnovare i contratti immediatamente con aumenti medi di 200 euro mensili e mobilità ordinaria annuale insieme a corsi abilitanti ordinari.

    Se poi la legislatura continuasse al di là dell'approvazione della legge di stabilità si potrebbe anche approvare la legge sulle classi pollaio, aggiornare la riforma sul sostegno, introdurre l'educazione fisica nelle scuole, abolire gli ambiti territoriali, sanare il contenzioso pendente su tutti i concorsi in atto, reintrodurre l'insegnamento su moduli nell'infanzia e primaria, riportare l'obbligo scolastico a 18 anni. Anief come sindacato è pronto a farsi ascoltare e a portare soluzioni concrete al personale della scuola.

    Smemorati o ignari delle regole istituzionali, oggi, a crisi di Governo in corso, alcuni sindacati maggiori denunciano quanto ogni giorno Anief dice da tempo: a settembre sarà record di supplenti. E invocano il rispetto di un patto di governo che si era tradotto in un non risolutivo decreto-legge senza intese tra le forze dell'ex maggioranza parlamentare. A governo ormai finito chiedono che “il lavoro unitario dei sindacati rappresentativi della scuola non venga disperso ela scuola non paghi per l’ennesima volta l’incuria della politica”. Marcello Pacifico (presidente Anief) denuncia: “Basta prendere in giro i supplenti della scuola italiana. Dopo l'ennesimo comunicato propaganda, si abbia almeno un po’ di rispetto per i sacrifici di chi ogni giorno si spende professionalmente e con dedizione nelle nostre scuole. Lo scorso mese di maggio potevamo scioperare tutti insieme, si sarebbe tornati a riempire le piazze a quattro anni di distanza dalla vergognosa Buona Scuola e a mandare un segnale importante per risolvere il problema del precariato. Invece, hanno preferito fermarsi per fare una foto a Palazzo Chigi e sottoscrivere un accordo farlocco, che sin dal primo momento si era compreso che non avrebbe portato a nulla. Ecco perché ora chiediamo che abbiano rispetto per i 200 mila precari, anche stavolta abbandonati al loro destino. Mi chiedo dove sono stati quando siamo scesi in piazza tante volte per chiedere la riapertura delle Gae, la stabilizzazione di tutti i precari, la tutela di aveva un diploma magistrale o tecnico-pratico?”

     

  • In questi giorni si stanno svolgendo le immissioni in ruolo di meno di 8 mila amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici. Ma le unità di personale necessarie da assumere erano 80 mila: mancano all’appello altri 22 mila posti già vacanti, altri 30 mila da collocare nell’organico di diritto e ulteriori 20 mila per il potenziamento mai attuato per la categoria, pur in presenza di un aumento dei carichi di lavoro derivanti dalla Buona Scuola di Matteo Renzi. Il caso della regione siciliana è emblematico: ci sono oltre 2.500 Ata precari e mille posti vacanti (in realtà sarebbero molti di più), però si procede con appena 446 assunzioni a tempo indeterminato.

    “Quello della Sicilia – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è uno spaccato di una situazione nazionale oramai divenuta insostenibile e che si sta traducendo in disservizi inevitabili, poiché le scuole autonome, sempre più a corto di personale, non riescono a rispondere agli impegni richiesti. E il problema del reclutamento e degli organici da coprire, si somma a quello degli stipendi più bassi della PA, del mancato adeguamento dei profili, fermi a oltre 40 anni fa, e dell’inserimento di nuove figure professionali, del blocco della mobilità interna ed intercompartimentale, oltre che delle eterne discriminazioni tra personale di ruolo e precari. Lo abbiamo ricordatoqualche settimana fa all’Aran; lo ribadiremo presto ai tavoli di contrattazione nazionale e in tutte le aule di tribunale, dove assistiamo sempre più lavoratori che non vogliono soccombere a un’ingiustizia tutta italiana che va avanti da troppo tempo”.

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