Parlamento

Disco rosso per i docenti precari: soltanto la Camera può garantire l’inserimento in graduatoria degli abilitati con Tfa

I componenti della VII Commissione Cultura possono sanare la questione dell'inserimento nelle GaE di oltre 20mila abilitati in estate attraverso i "Tirocini formativi attivi". Anief ha presentato un emendamento al D.L. 104/13: non si possono formare i docenti e poi lasciarli ai margini dicendo loro che non c'è posto.

Il Parlamento italiano deve proprio risolvere il problema dei docenti precari abilitati, e consentire a decine di migliaia la spendibilità lavorativa del titolo conseguito: nel corso dell'audizione svolta oggi pomeriggio dall'Anief alla Camera, durante la quale l'associazione sindacale ha presentato gli emendamenti al D.L. 104/13, gli onorevoli componenti la VII Commissione Cultura sono stati esortati a trovare la volontà politica per inserire nelle graduatorie ad esaurimento gli oltre 20mila abilitati in estate attraverso i "Tirocini formativi attivi" di tipo ordinario.

Marcello Pacifico, presidente Anief, ha spiegato ai parlamentari che la mancata assunzione di tale impegno andrebbe in conflitto con la logica che un anno e mezzo fa ha portato lo Stato italiano a bandire dei corsi nazionali abilitanti, con un numero di posti programmati sulla base delle disponibilità effettive: collocare oggi quei docenti - che hanno superato una dura selezione iniziale, svolto un lungo corso universitario, decine di esami, centinaia di ore di tirocinio all’interno delle scuole e una verifica finale davanti ad una commissione accademica - nelle sole graduatorie d'istituto, rappresenta un'ingiustizia. Oltre che una beffa.

"È assurdo - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - che prima lo Stato investa nella formazione in servizio di tanti docenti, ma poi quando si tratta di collocarli nella dimensione che meritano si tiri indietro. Accampando delle basse motivazioni burocratiche, in pratica si dice loro che non c'è posto. Siamo di fronte all'ennesima stortura del sistema organizzativo scolastico italiano, che stavolta rasenta l'incredibile".

"Una contraddizione - continua Pacifico - già ravvisata in estate, con la negata immissione in ruolo a migliaia di vincitori del concorso a cattedra. Anche per loro, tra l'altro, rimangono sbarrate le porte delle GaE. Lo stesso destino viene poi riservato ai diplomati con la laurea magistrale abilitante, lo scorso anno inseriti in una fascia aggiuntiva che poco dopo la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima. Come tale rimane lo stop al trasferimento per 5 anni dei neo-immessi in ruolo e la mancata collocazione di un migliaio di diplomati Afam, oggi costretti a fare supplenze attraverso le graduatorie d'istituto".

Assieme all'emendamento sui Tfa, il giovane sindacato ha presentato in audizione ai componenti della VII Commissione Cultura della Camera anche diverse altre modifiche al D.L. 104/13. Tra queste figura la necessità, nel rispetto della normativa nazionale (D.Lgs 29/93, D.Lgs 165/01) e comunitaria (direttiva 1999/90/CE), di cancellare l’invarianza finanziaria da disporre con un nuovo contratto che bloccherà la ricostruzione di carriera ai 26.264 docenti di materie curricolari, ai 13.400 ATA e ai 26.684 docenti di sostegno che saranno assunti nei prossimi tre anni su posti vacanti in organico di diritto.

Queste le altre richieste: l’introduzione dell’organico funzionale per i circa 4mila inidonei e insegnanti tecnico pratici in esubero; una deroga alle norme sul dimensionamento per garantire la dirigenza nelle istituzioni scolastiche collocate in zone montane e piccole isole, come previsto dal DPR 233/98; il ripristino dei concorsi per ricercatore; la cancellazione dell’obbligatorietà della formazione per quei docenti che operano in contesti particolari o i cui alunni hanno fatto riscontrare basse valutazioni in occasione delle prove Invalsi; il rispetto degli organici regionali di sostegno dell'anno scolastico 2005/06, ai fini dell'assunzione di circa 27mila docenti specializzati nel prossimo triennio, per non penalizzare alcune zone del paese.

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