Mobilità

Festa amara per 30mila donne lavoratrici della scuola

Fino al 2016 costrette a rimanere lontane dai loro cari per colpa di un cavillo normativo voluto dalla Lega.

Quella che stanno vivendo oggi 30mila donne italiane è una festa davvero amara: assunte dopo il 1° settembre 2011 come docenti o personale Ata si trovano infatti costrette a rimanere lontano dai propri cari fino all’agosto del 2016. Un’assurda modifica sul contratto di mobilità impedisce di ricongiungersi con la propria famiglia, attraverso la storica assegnazione provvisoria, se non in presenza di gravi e certificate motivazioni.

“Si tratta di una situazione paradossale – commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – perché lo Stato non può vietare in itinere a decine di migliaia di donne assunte nella scuola di vivere con il proprio coniuge o con i propri figli per cinque anni. E questo proprio mentre l’Europa garantisce la flessibilità oraria. Siamo di fronte ancora ad una discriminazione, frutto di una miope politica che ha spaccato il Paese nella scorsa legislatura. Per questi motivi Anief chiede ai sindacati di non firmare il prossimo contratto sulla mobilità, a meno che si elimini questa norma palesemente ingiusta”.

Tra l’altro, la decisione dello Stato di obbligare una donna a rimanere lontano dai figli e dal marito per cinque anni dopo la sua assunzione è un'ingerenza tutta italiana, in palese contrasto con l'articolo 8 della Convenzione e la giurisprudenza europea in tema di diritto familiare. Se non si disapplicherà l'articolo 9 della legge 106/11, voluto dalla Lega due estati fa per evitare lo spostamento dei precari della scuola dal Sud al Nord del Paese prima dell'assunzione in ruolo, Anief conferma l’intenzione di voler tutelare i legami familiari di almeno 30 mila docenti e Ata della scuola, assunti fuori residenza, rivolgendosi al giudice del lavoro. Se non dovesse essere sufficiente chiederemo il rinvio della norma alla Consulta, per la violazione dell'articolo 8 della Cedu. E se necessario ricorreremo al giudizio della Corte di Strasburgo.

"Come la corte di Strasburgo ha ricordato a più riprese e come garantito più volte negli ultimi anni dalla giurisprudenza internazionale - sottolinea il presidente dell’Anief -, lo Stato ha il dovere di adottare tutte le misure necessarie al rispetto della vita parentale e alle relazioni tra gli individui appartenenti a una famiglia. Ma per essere adeguate, queste misure dovranno essere prese rapidamente perché il passare del tempo può avere delle conseguenze irrimediabili nelle relazioni affettive tra un bambino e il suo genitore. Tra i figli e le loro madri lontane".

 

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