I numeri pubblicati oggi dall’Istat sono destinati ad essere confermati per il futuro. Dalle prime stime fornite dal Ministero dell'Istruzione, risulta che l’anno prossimo a lasciare il servizio nelle scuole saranno 12mila docenti e 3mila dipendenti Ata. Vi sono, poi, altri 80mila lavoratori potenzialmente interessati alla pensione anticipata con l'Ape, avendo già compiuto 63 anni di età e trovandosi nella situazione contributiva di almeno 20 anni di versamenti: tranne i maestri dell’infanzia, che accederanno all’anticipo in versione “social” (con una piccola somma da restituire), per gli altri il prezzo da pagare (in vent’anni) sarà, però, davvero alto. Il numero di pensionamenti, quindi, non crescerà di molto rispetto alle attese; e in futuro andrà sempre peggio, per via dell’innalzamento dei requisiti previsti dalla legge di riforma Monti-Fornero.
Per fornire ad ogni lavoratore informazioni dettagliate, Anief ha siglato una convenzione con il Centro servizi Cedan, società autorizzata a erogare, per mezzo della confederazione Cisal, servizi di Caf e patronato.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): per andare incontro ai docenti, uno degli emendamenti presentati in Parlamento da Anief alla Legge di Stabilità era rivolto all’estensione della deroga a tutti i docenti della scuola pubblica, prescindendo dal tipo di corso scolastico di appartenenza. Non si comprende per quale motivo, le nostre istituzioni pubbliche e politiche continuino a negare l’elevato rischio psico-fisico connesso allo svolgimento della funzione docente, senza alcuna distinzione di ordine e grado. Allo stato attuale, invece, obbligare un docente a lasciare il servizio a 70 anni rappresenta una forzatura inconcepibile.
È destinata a continuare nel tempo la tendenza di riduzione dei pensionamenti in Italia, rilevata oggi dalI’Istat attraverso il Focus sulle condizioni di vita dei pensionati 2014-2015 secondo cui, nel 2015, risultano 16,2 milioni di pensionati, con un calo di 80mila unità rispetto al 2014 e ben 600mila sul 2008: secondo le prime stime del Ministero dell'Istruzione, presso cui sono assunte quasi un milione di persone, nel 2017 a lasciare il servizio nelle scuole saranno, infatti, appena 12mila docenti e 3mila dipendenti Ata. E degli 80mila potenziali interessati alla pensione anticipata con l'Ape aderiranno ben pochi, a causa delle somme salatissime da restituire nell’arco di un ventennio.
La fonte riporta che, “secondo le stime del ministero dell'Istruzione, coloro che presenteranno domanda di pensionamento saranno circa quindicimila impiegati della scuola, tra i quali 12 mila docenti e tremila dipendenti Ata. Ma, secondo lo stesso Miur, altri 80 mila dipendenti sarebbero potenzialmente interessati alla pensione anticipata con l'Ape, avendo già compiuto l'età dei 63 anni e trovandosi nella situazione contributiva di almeno 20 anni di versamenti”.
Il Miur ha deciso che bisognerà presentare domanda di pensionamento entro il 20 gennaio 2017; quest’ultima riguarda sia la pensione di vecchiaia che quella anticipata, secondo i parametri delineati dalla riforma Fornero del 2011, cioè dall'articolo 24 della legge 201. La novità risiede nella facoltà di optare, previa maturazione dei requisiti, per l’anticipo pensionistico (Ape), introdotto dal governo Renzi attraverso la Legge di Bilancio. E proprio in attesa dell'attuazione dell'Ape volontaria, “il termine del 20 gennaio 2017 potrebbe essere posticipato”.
Tuttavia, secondo le prime stime, ad accedere al pensionamento non saranno in molti: si prevede, come accaduto nel 2016, una riduzione rispetto al passato di almeno il 30 per cento. I requisiti di accesso, introdotti dalla legge di riforma Monti-Fornero e in progressiva, risultano infatti decisamente alti: per la cessazione dal servizio dalla scuola per il prossimo 1° settembre attraverso la pensione anticipata occorrono 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini; per la pensione di vecchiaia servono invece, per entrambi i sessi, 66 anni e 7 mesi di età anagrafica. I requisiti, inoltre, sono destinati a crescere negli anni: nel 2031, la soglia imposta dalla riforma diventerà di 44 anni e 6 mesi per gli uomini e 43 anni e 6 mesi per le donne. Anche il “tetto” per la vecchiaia si alzerà, fino a 68 anni e 3 mesi di età. Addirittura, ulteriormente innalzabili, in caso di incrementi della speranza di vita.
Tra le deroghe possibili, che l’attuale Governo ha intenzione di produrre, figura l’Ape “social”, riservata alle professioni più logoranti, che permette di anticipare di 3 anni e 7 mesi l’età pensionabile, attraverso l’esborso di una somma minima per un ventennio (alcune decine di euro). Rimane, invece, impraticabile l’Ape “volontaria”, la quale prevede la riduzione dell’assegno di quiescenza di una somma che supera i 300 euro.
“Il problema è che l’esecutivo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – ha deciso di rivolgere l’Ape ‘social’ solo ai docenti della scuola dell’infanzia. Uno degli emendamenti presentati in Parlamento da Anief alla Legge di Stabilità era, invece, proprio rivolto all’estensione della deroga a tutti i docenti della scuola pubblica, prescindendo dal tipo di corso scolastico di appartenenza. Non si comprende per quale motivo, le nostre istituzioni pubbliche e politiche continuino a negare l’elevato rischio psico-fisico connesso allo svolgimento della funzione docente, senza alcuna distinzione di ordine e grado: tutta la categoria degli insegnanti – ad altissimo rischio burnout – deve infatti fruire delle agevolazioni pensionistiche spettanti a chi svolge un lavoro usurante”.
Per il sindacalista, “obbligare un docente a lasciare il servizio a quasi 70 rappresenta una vera forzatura: ricordiamo che un insegnante tedesco, ancora oggi, lascia l’insegnamento dopo 24 anni di servizio e senza decurtazioni percependo una pensione quasi doppia rispetto ai nostri. In Italia, invece, per più di quattro pensionati su dieci l'assegno non arriva neppure a mille euro al mese. Sempre oggi, l’Istat ci ha detto, a tal proposito, che la media del reddito pensionistico lordo è di soli 17.323 euro. È bene che i lavoratori si sappiano districare in questo ginepraio di leggi e novità sui requisiti: per questo motivo – conclude Pacifico - abbiamo predisposto un servizio di consulenza per tutti coloro che sono interessati al pensionamento”.
Anief ha, infatti, siglato una convenzione con il Centro servizi Cedan, società autorizzata a erogare, per mezzo della confederazione Cisal, servizi di Caf e patronato. I servizi offerti sono rappresentati dalla compilazione ed elaborazione del modello 730, Isee e ogni pratica di natura fiscale, domande di pensioni, disoccupazione e assistenza previdenziale. Pertanto, sarà possibile richiedere una consulenza personalizzata attraverso la e-mail nazionale Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., contattare il numero 091 424272 o contattare le seguenti sedi territoriali.
PER APPROFONDIMENTI (a cura dell’Ufficio Studi Anief)
I requisiti per andare in pensione nel 2017: dipendenti pubblici
Pensione di vecchiaia
Uomini e donne – nel 2017 con 66 anni e 7 mesi di età (con almeno 20 anni di contributi)
Donne – nel 2017 con 41 anni e 10 mesi di contributi
Uomini – nel 2017 con 42 anni e 10 mesi di contributi
Uomini e donne assunti dal 1/1/1996 in possesso di anzianità contributiva minima di 20 anni e importo minimo pari 2,8 volte l’assegno sociale – nel 2015 con 63 anni e 7 mesi di età.
Le differenze nel corso degli anni, a seguito della riforma Monti-Fornero (sempre nel pubblico impiego):
PENSIONE DI ANZIANITÀ
Uomini Donne
2012 42 anni e 1 mese 41 anni e 1 mese
2016 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi
2017 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi
2018 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi
2019 43 anni e 2 mesi 42 anni e 3 mesi
2020 43 anni e 2 mesi 42 anni e 3 mesi
2025 43 anni e 11 mesi 42 anni e 11 mesi
2030 44 anni e 4 mesi 43 anni e 4 mesi
2031 44 anni e 6 mesi 43 anni e 6 mesi
PENSIONE DI VECCHIAIA
2012 66 anni
2016 66 e 7 mesi
2017 66 e 7 mesi
2018 66 e 7 mesi
2019 66 e 11 mesi
2020 66 e 11 mesi
2025 67 e 8 mesi
2030 68 e 1 mese
2031 68 e 3 mesi
Deroghe e possibilità di uscita anticipata:
Tipologia | Requisiti | Specifiche | |
OPZIONE DONNA |
Si tratta dell’estensione della pensione anticipata alle lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 1958, a patto che le stesse abbiano maturato i 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015. Requisito necessario è: 57 anni di età (per le lavoratrici dipendenti) o 58 anni (per le autonome) e 35 anni di contributi maturati entro data 31 dicembre 2015 |
Si deve valutare anche l’adeguamento alla speranza di vita, che ad oggi è pari a 6 mesi. Per quanto riguarda, dunque, le lavoratrici che sono nate nell’ultimo trimestre del 1958, l’Opzione Donna è esercitabile sino al 31 luglio 2016, dopo di che, tenendo in considerazione le finestre mobili, è bene sapere che la pensione, per le dipendenti, arriverà dopo 12 mesi mentre per le autonome dopo 18 |
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OTTAVA SALVAGUARDIA ESODATI |
Gli esodati inclusi nell’ottava manovra di salvaguardia aumenta e passa dai precedenti 27mila 700 agli attuali 30mila 700 |
Passano da 8mila a 11mila i lavoratori in mobilità entro il 31 dicembre 2011, per via dello slittamento della data del termine dell’attività lavorativa al dicembre 2014, anziché, come era prima, al dicembre 2012 |
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CUMULO CONTRIBUTI PER I PROFESSIONISTI |
Tra gli aventi diritto al nuovo cumulo gratuito dei contributi, sono stati ammessi anche i professionisti iscritti agli ordini |
Il cumulo dei contributi consente di poter raggiungere sì la pensione di vecchiaia, ma anche quella di anzianità, grazie alla somma dei periodi di versamenti presso differenti gestioni previdenziali, con un computo pro quota sulla base delle disposizioni di ogni singola gestione |
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APE (anticipo pensionistico) |
Rivolto ai lavoratori che hanno almeno 63 anni, questo anticipo pensionistico viene erogato dall’INPS e viene finanziato dalle banche; occorre però poi restituire la somma, con rate mensili, nell’arco di 20 anni, dal momento in cui si maturano i requisiti per l’assegno previdenziale vero e proprio |
In caso di ristrutturazioni aziendali, viene direttamente finanziato dall’impresa. Per quanto riguarda i disoccupati di lunga durata, i lavoratori che prestano assistenza a un parente disabile, i lavoratori che hanno una riduzione della capacità lavorativa pari ad almeno il 74% o ancora per chi svolge mansioni usuranti, tale trattamento (il cosiddetto Ape social) rimane invece a carico dello Stato |
Ecco come si calcola la pensione allo stato attuale
Il sistema di calcolo della pensione che si applica alle vecchie generazioni è diverso da quello applicato alle nuove. I lavoratori privati, pubblici e autonomi sono divisi in tre gruppi in base all’anzianità maturata alla data del 31/12/1995:
almeno 18 anni di contributi, l’assegno pensionistico sarà calcolato con un sistema misto, cioè retributivo per l’anzianità maturata sino al 31/12/2011 e contributivo per il periodo successivo;
meno di 18 anni di contributi, l’assegno pensionistico sarà calcolato con un sistema misto, cioè retributivo per l’anzianità maturata sino al 31/12/1995 e contributivo per il periodo successivo;
zero contributi al 31/12/1995, l’assegno pensionistico sarà calcolato con il sistema contributivo, che si basa su quanto versato nel corso della vita lavorativa.
Come si richiede la pensione
La pensione di vecchiaia decorre dal primo giorno del mese successivo a quello nel quale l’assicurato ha compiuto l’età pensionabile.
La domanda di richiesta della pensione si presenta esclusivamente attraverso uno dei seguenti canali:
web – la richiesta telematica dei servizi è accessibile direttamente dal cittadino tramite PIN attraverso il portale dell’Istituto;
telefono – chiamando il Contact Center integrato al numero 803164 gratuito da rete fissa o al numero 06164164 da rete mobile a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico, abilitati ad acquisire le domande di prestazioni ed altri servizi per venire incontro alle esigenze di coloro che non dispongono delle necessarie capacità o possibilità di interazione con l’Inps per via telematica;
enti di Patronato e intermediari autorizzati dall’Istituto, che mettono a disposizione dei cittadini i necessari servizi telematici.
Pensione 2017: termini e modalità di presentazione della domanda
Il personale docente, educativo e ATA a tempo indeterminato può presentare, entro il 20 gennaio 2017, la domanda di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite massimo di servizio o di dimissioni volontarie. Lo stesso personale, entro tale data, può presentare domanda di trattenimento in servizio per il raggiungimento del limite contributivo o per quanto previsto dall’articolo 1 – comma 257 della legge n. 208/2015.
Il citato art. 1 comma 257 così dispone: “al fine di assicurare continuità alle attività previste negli accordi sottoscritti con scuole o università dei Paesi stranieri, il personale della scuola impegnato in innovativi e riconosciuti progetti didattici internazionali svolti in lingua straniera, al raggiungimento dei requisiti per la quiescenza, può chiedere di essere autorizzato al trattenimento in servizio retribuito per non più di due anni. Il trattenimento in servizio è autorizzato, con provvedimento motivato, dal dirigente scolastico e dal direttore generale dell’ufficio scolastico regionale. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
Sempre entro il termine del 20 gennaio 2017, il personale che abbia presentato la domanda di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite massimo di servizio o di dimissioni volontarie o domanda di trattenimento in servizio per il raggiungimento del limite contributivo o per quanto previsto dall’articolo 1 – comma 257 della legge n. 208/2015, può revocare la domanda presentata.
Il personale docente, educativo e ATA, inoltre, che non ha raggiunto il limite d’età, con contestuale riconoscimento di diritto alla pensionale, può presentare domanda di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale.
L’Amministrazione, entro 30 giorni dalla scadenza delle suddette domande, comunica agli interessati l’eventuale rifiuto o ritardo nell’accoglimento della domanda di dimissioni nel caso in cui sia in corso un procedimento disciplinare.
Informazioni tecniche
Attualmente le segreterie di ogni istituzione scolastica stanno richiedendo le dichiarazioni di servizio (che consta del servizio di ruolo, tutti i periodi computati, riscattati e ricongiunti, il servizio militare, le supervalutazioni e le eventuali assenze da porre a scomputo dal totale dell’anzianità utile ai fini pensionistici) ai fini dell’accertamento del diritto.
Le recenti riforme pensionistiche hanno modificato le modalità di accesso alla pensione e di calcolo dell’assegno, Anief spiega in maniera sintetica i punti cruciali di tale tematica dividendo il presente comunicato in tre punti: “Quando posso andare in pensione?” “Quanto prenderò di pensione?” “Come richiedere l’accesso al trattamento pensionistico?”
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