latecnicadellascuola.it – 22/10/2014
“Col taglio di esoneri e semiesoneri ai vicari dei ds, 3.500 supplenze in meno”
Questo articolo, e il successivo che riportiamo trattano delle possibili conseguenze dell’abrogazione dell’art.459 del D.lgs 297/94, prevista con l’art.18 della Legge di Stabilità. Così, nei prossimi mesi scatteranno i tagli previsti: dagli esoneri per i collaboratori dei dirigenti scolastici alle supplenze brevi, alla sostituzione del personale Ata. Se non saranno tempestivamente compensate dall’attivazione dell’organico funzionale, le tre misure creeranno problemi.
“Ipotizzando 2mila esoneri totali e 3mila semiesoneri, i supplenti in meno sarebbero 3.500, con un risparmio di circa 100 milioni di euro all'anno”: a scriverlo è Il Sole 24 Ore on line, all’interno di un articolo che cerca di quantificare le conseguenze dell’abrogazione dell’articolo 459 del Decreto legislativo 297/94 (Testo unico scuola), contenute nella Legge di Stabilità, che fa saltare dal prossimo anno scolastico gli esoneri e i semiesoneri del personale docente attualmente utilizzato, anziché in classe, come collaboratore del dirigente, cioè i cosiddetti vicepresidi. Anche il Sole 24 Ore riporta il grido d’allarme che si è levato, “in particolare per le 1.174 scuole affidate in reggenza (cioè senza un dirigente scolastico titolare), che si aggiungono ad altre 600 sottodimensionate”. E ricorda che la bozza di Legge di Stabilità prevede l’abrogazione dell'articolo 459 a decorrere dal 1° settembre 2015 “in considerazione dell’attuazione dell’organico dell’autonomia, funzionale all’attività didattica ed educativa”. Quello che dovrebbe accadere, almeno nelle intenzioni del Governo, è che le funzioni finora svolte dai docenti esonerati dovranno essere ricondotte alle risorse dell’organico funzionale, o di rete, per l’attuazione del quale la stessa legge di stabilità ha stanziato un miliardo di euro. “In effetti, dunque, - prosegue il Sole 24 Ore - la soppressione degli esoneri è la logica conseguenza dell'attuazione dell'organico funzionale, regolato, da ultimo, dall'articolo 50 del decreto “Sviluppo”, n. 5 del 9 febbraio 2012 (sinora rimasto sulla carta per mancanza di risorse). Il legislatore, ormai due anni e mezzo fa, aveva promesso la definizione, per ciascuna istituzione scolastica, di un organico dell'autonomia in qualche modo stabile e omnicomprensivo, funzionale all’ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno ai diversamente abili e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico. Si tratta, in definitiva, di una quota di personale docente, privo di classe (similmente ai docenti con esonero) che servirà alla scuola per ampliare l’offerta formativa, per le supplenze, ma anche con funzioni di staff e collaborazione con la dirigenza”. Il messaggio che invia il cronista è chiaro: se in due anni e mezzo non si è riusciti a realizzare uno straccio di protocollo o di linea guida in merito all’organico dell’autonomi, siamo sicuri che basteranno pochi mesi per farlo? E ancora: sarà possibile obbligare un insegnante a svolgere le funzioni di vicario o collaboratore del dirigente scolastico? Trattandosi di competenze in molti casi completamente avulse dalla didattica, più di qualcuno avrebbe qualcosa da ridire. Ci fermiamo qua, anche se i nodi da sciogliere sul tema sarebbero ancora di più. Gli approfondimenti del caso confermano che i dubbi sulla fattibilità del piano e sui problemi organizzativi che si verrebbero a determinare, prontamente formulati dalla “Tecnica della Scuola” subito dopo l’approvazione della Legge di Stabilità in CdM, sono gli stessi che ora stanno avanzando autorevoli testate giornalistiche. Oltre che i sindacati di categoria
http://larepubblica.it – 22/10/2014
Scuola, la rivoluzione con la riforma o il caos
… Alcune misure che, se non compensate da altri interventi, getterebbero i dirigenti scolastici nella disperazione. Eccone tre. La prima è l'abolizione degli esoneri e dei semiesoneri per i collaboratori dei dirigenti scolastici. La normativa scolastica italiana prevede l'esonero dall'insegnamento per il vicario del dirigente scolastico nelle scuole elementari e materne con almeno 80 classi. Per gli istituti comprensivi, le scuole medie e di secondo grado è previsto l'esonero se ci sono almeno 55 classi e il semiesonero se le classi sono almeno 40. In totale, sono oltre 3mila le istituzioni scolastiche italiane che possono contare, per la gestione delle tantissime problematiche che ogni giorno si presentano a scuola, su un docente completamente esonerato dal servizio o per metà del suo orario. La manovra prevista dalla legge di stabilità porterebbe un risparmio di 50 milioni di euro. Ma molte le scuole senza vicari, specialmente quelle in reggenza - dove il preside di scuole ne gestisce due - diventerebbero quasi ingestibili. Basta immaginare un liceo con 70 classi…. La seconda misura che creerebbe il caos è la disposizione che prevede il divieto per i dirigenti scolastici di attribuire supplenze per il primo giorno di assenza dei docenti. Basti pensare alle scuole dell'infanzia ed elementari, dove i docenti sono al massimo due o tre, oppure al sostegno per gli alunni disabili. Cosa dovrebbe fare il capo d'istituto in caso di assenza del docente? Dividere gli alunni rimasti senza insegnante nelle altre classi - prassi illegale, perché creerebbe situazioni di pericolo dovute ad eccessivo affollamento delle aule - o chiamare i genitori e invitarli a prelevare i figli perché non è possibile assicurare il servizio? E a chi verrebbe affidato il disabile in assenza del docente di sostegno, al bidello o verrebbe lasciato in classe? E che dire - la terza disposizione - del divieto di nominare supplenti per pochi giorni o qualche settimana per il personale Ata (assistenti tecnici e amministrativi) o del divieto di nominare supplenti per i bidelli assenti per meno di una settimana? A chi spetterebbe vigilare gli alunni nei piani o nei corridoi rimasti sprovvisti di collaboratori scolastici? E se accadesse qualcosa agli alunni, chi ne risponderebbe: il docente o il preside? Per fortuna, a risolvere tutti questi problemi ci dovrebbe pensare l'organico funzionale derivante dall'infornata dei 148mila precari delle graduatorie ad esaurimento previsti dalla Buona scuola renziana. Ma anche in questo caso, la scuola avrà bisogno di un lungo periodo di assestamento. Perché la predisposizione dell'organico "funzionale" - che porterà in ogni scuola un certo numero di nuovi assunti - non è cosa semplice. Si devono prima creare le Reti di scuole alle quali verranno assegnate le new entry che dovranno coprire le supplenze e tutte le altre esigenze della scuola, dall'eventuale esonero del vicario alle supplenze di un giorno, a quelle brevi di qualche giorno, al recupero per gli alunni in difficoltà, tanto per fare soltanto qualche esempio. Ma per la scuola si tratta di una rivoluzione copernicana, perché finora i dirigenti scolastici e il loro staff hanno gestito - secondo regole ben precise - solo le supplenze. Si tratterebbe, a partire dal primo settembre 2015 di gestire in maniera più complessa il personale a disposizione allo scopo di far funzionare al meglio la complessa macchina scolastica. Intanto, attraverso la legge di Stabilità, i tagli saranno operativi dal primo settembre 2015 mentre le assunzioni dei 148mila precari storici attendono un provvedimento ad hoc che discenderà dal finanziamento previsto - un miliardo per il 2015 e tre a decorrere dal 2016 - per realizzare gli interventi previsti dalla Buona scuola. Ma la strada è ancora lunga e le scuole dovranno prepararsi ad un cambio di mentalità.
latecnicadellascuola.it – 23/10/2014
Il ministro Giannini a Bari: "Assumeremo 150mila precari". O forse meno?
Sembrerebbe, stando alle rilevazioni ministeriali, che quasi 50mila precari iscritti nelle Gae non hanno effettuato alcuna supplenza negli ultimi anmi. Tra questi, alcuni potrebbero non essere interessati all’assunzione in ruolo ? Di Silvana La Porta
La Giannini, oggi in visita a Bari per presentare la "Buona scuola", non ha lasciato spazio a dubbi: “L’obiettivo è quello di esaurire il meccanismo del precariato: il canale di assunzioni della buona scuola, il progetto che noi abbiamo immaginato, prevede due filoni che si muoveranno contemporaneamente: l’assunzione al primo settembre del 2015 dei presunti 148mila che dovremo censire" perché è possibile "che una fetta, anche percentualmente irrisoria di questo gruppo, ha deciso di fare altro nella vita… A partire dai primi mesi del 2015 si svolgeranno bando e, a seguire, prove e assunzioni del grande concorso nazionale del 2016 per assumere i giovani che, in ampia misura, si trovano in seconda e terza fascia delle graduatorie di istituto.Questo concorso che noi bandiamo metterà a disposizione 40 mila posti di lavoro per i giovani". Dunque le assunzioni, è ribadito (Europa e Mef permettendo), ci saranno. Ma saranno 150mila o di meno? Perché il documento La Buona scuola mostra di avere le idee chiare anche su questo punto: “Sappiamo che negli ultimi tre anni circa 43 mila persone iscritte nelle Gae non hanno effettuato né supplenze annuali o sino al termine delle attività didattiche né supplenze brevi”. Che fine hanno fatto questi docenti? Hanno ingrossato il perverso meccanismo delle scuole private, questo è certo. E alcuni di loro, stanchi della lunga attesa, hanno mollato l’insegnamento per fare altro. E allora bisognerà attendere il censimento perché quasi un insegnante su 5 non insegna più da tempo. Sarà necessario verificare il profilo di ognuno dei 148 mila iscritti alle Graduatorie ad esaurimento. Ma il tutto non avverrà senza condizioni, alcune anche gravose quali la possibilità di essere assunti in una provincia della stessa regione o anche in una regione diversa da quella di appartenenza; o la possibilità di allargare le classi di concorso per materie affini, o come organico funzionale ad una scuola o rete di scuole. Entro il 31 dicembre dunque non solo gli iscritti alle Graduatorie ad esaurimento, ma anche vincitori e idonei del concorso 2012 confermeranno l'intenzione di essere assunti, a queste condizioni, a partire dal 1° settembre 2015. La domanda sarà: vuoi essere immesso in ruolo? E chi vogliamo che, di questi tempi, dica di no e rifiuti un posto a tempo indeterminato? Resta il fatto che, se buona parte dei docenti delle Gae hanno una lunga esperienza nell’insegnamento e quindi buone competenze, ci potrebbe anche essere qualcuno che non fa lezione da tempo, che nel frattempo ha dimenticato contenuti e metodi, che non ha competenze informatiche né in lingua straniera. Il dubbio quindi sorge spontaneo: le immissioni saranno 150mila o di meno? Sarebbe auspicabile che si facesse un monitoraggio attento nell’ottica della qualità della scuola per il bene di quella sacrosanta utenza che sono i ragazzi, che, oggi più che mai, venuta meno la famiglia, hanno nella scuola l’unico punto di riferimento.
Il Sole 24Ore – 24/10/2014
Retromarcia del Governo, nessuna modifica alle commissioni per la Maturità
Nella versione del ddl stabilità “bollinata” dalla Ragioneria generale delloStato e inviata al Quirinale è saltata la norma che imponeva, da giugno 2015, commissari tutti interni alla prova, tranne il presidente: Una misura che era presente nelle bozze del ddl, e che avrebbe fatto risparmiare 147 milioni di euro (restava il costo per i presidenti esterni di circa 40 milioni). Non meno interessante, la seconda parte di questo articolo spiega come atenei e scuole paritarie, scampino alla spending review. La scuola pubblica, Cenerentola, lavorerà per tutti.
Si rimarrà quindi alle norme attuali, che prevedono una composizione delle commissioni d’esame: tre membri interni, e tre membri esterni, oltre ovviamente al presidente (comunque esterno). Si rinuncia così ai risparmi di spesa: il costo complessivo della maturità è di circa 180 milioni. La modifica alle commissioni di maturità (con commissari tutti interni) potrebbe però essere riproposta in sede di attuazione della Buona Scuola. La legge di stabilità conferma invece l’istituzione del fondo per la realizzazione del piano Renzi-Giannini, che avrà una dotazione di un miliardo per il 2015 e di tre miliardi a decorrere dal 2016. Risorse che serviranno per stabilizzare gli oltre 148mila precari e per potenziare l’alternanza scuola-lavoro. Confermati, poi, il taglio degli esoneri e semiesoneri per i collaboratori del dirigente scolastico e la stretta alle supplenze brevi, sia del personale docente sia di quello amministrativo. Nessuna novità anche sul finanziamento alle scuole paritarie: il fondo nazionale, che negli ultimi anni era pari a circa 500 milioni di euro, arriva a 472 milioni di euro per il 2015 grazie al reintegro di 200 milioni. Per gli atenei «virtuosi» e con risorse da spendere arriva la possibilità di assumere liberamente ricercatori a tempo determinato, ma anche meno paletti per far entrare nuovi docenti. L’apertura alle «facoltà assunzionali» nelle università, fortemente voluta dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, appare nella bozza finale della legge di stabilità. Dopo anni di blocco del turn over e assunzioni contingentate, la misura è una prima boccata d’ossigeno che può aprire le porte degli atenei subito a 700-800 ricercatori e a regime fino a 2mila nuovi cervelli all’anno. In cattedra secondo le prime stime potrebbero salire invece qualche centinaio di nuovi docenti. Le norme sono affiancate a una serie di misure di spending review che toccano anche gli acquisti degli atenei (tagliati 34 milioni per il 2015 e poi 32 per i due successivi). Ma soprattutto camminano insieme a un’aggiunta da 150 milioni di euro al budget delle università – che andrà destinata alla quota distribuita in base alle performance – che azzera quasi del tutto il taglio già in programma per il fondo di finanziamento ordinario del 2015. Le norme sul reclutamento prevedono in particolare che le università con i conti a un livello sostenibile, a cominciare dal fatto che non spendano più dell’80% in stipendi, potranno assumere con un turn over pieno ricercatori a tempo determinato. Viene poi eliminata il vincolo che legava l’ingresso di un professore all’assunzione a tempo indeterminato di un ricercatore. Un “tappo” che finora aveva frenato il reclutamento di nuovi docenti. Viene infine acconsentito agli atenei di cumulare, come accade per altri comparti della P.A., le risorse destinate alle assunzioni per un arco temporale di tre anni. In questo caso potranno essere sommati i «punti organico» che aprono appunto le porte al reclutamento di nuove forze.
latecnicadellascuola.it – 25/10/2014
“Organico funzionale, non solo risparmio”
Del preside Giuseppe Adernò
Tra le novità della “Buona Scuola” e le norme avviate nella Legge di stabilità si comincia il delinearsi un possibile percorso verso l’organico funzionale delle istituzioni scolastiche. Ora la necessità di risparmiare ha segnalato l’urgenza ed eliminando 112.000 supplenti, il Miur risparmierà 350 milioni di euro come scrive Paolo Damanti su Orizzonte Scuola, conteggiando i contratti delle supplenze brevi che assommano a 51mila nella scuola dell'Infanzia e Primaria, 31.500 nella scuola secondaria di primo grado e 35.700 nella scuola secondaria di secondo grado. L’Organico funzionale abbatterà i costi delle supplenze brevi, che come abbiano più volte segnalato, sono inefficaci sul piano didattico, auspicando il “supplente stabile” specie per la scuola dell’infanzia e primaria. La chiamata di una supplenza impegna tempo e personale (telefonate, fonogrammi, nomine, contratti…) e poi per poche ore di servizio scolastico, spesso circoscritto alla vigilanza e improduttivo ai fini della didattica e dell’apprendimento… L’organico funzionale costituisce il cuore dell’autonomia perché significa “risorse umane” valide e certe. L’istituzione scolastica secondo la tipologia di ordine di scuola, d’indirizzo e di organizzazione, elabora un piano di organico indicando il personale necessario per svolgere nel modo migliore la “mission educativa”, interagendo con il contesto territoriale ed elaborando un servizio scolastico efficace ed efficiente. Il numero delle risorse necessarie diventa indicativo per l’organico funzionale, così da consentire alla scuola di poter essere veramente “autonoma” e certa di conseguire traguardi e obiettivi, sviluppando negli studenti le competenze necessarie. Ad esempio per gli istituti comprensivi che hanno docenti dei due ordini di scuola, ma spesso con le medesime competenze disciplinari (docenti laureati in lettere) è uno spreco dover ricorrere per due ore ad un docente di Lettere in servizio in più scuole, esterno, che viene a scuola solo per due ore la settimana come un “forestiero” ed estraneo alla vita scolastica, mentre quelle due ore potrebbero essere assegnate ad un docente interno dell’Istituto (anche se del settore della scuola primaria). Si eviterebbero così gli spezzoni di ore e l’economia delle risorse costituisce una ricchezza di potenzialità e di didattica efficiente. L’assegnazione delle cattedre e lo sviluppo organizzativo della scuola costituiscono i capisaldi dell’organico funzionale che, proprio nel nome, indica efficienza e produttività. La valorizzazione delle competenze professionali, che nella scuola primaria da anni è stata alimentata dall’organizzazione modulare, ed ha determinato tante spese per la formazione dei docenti nelle singole discipline, ora tende a scomparire e spesso si constata che ci sono docenti, chiamati a svolgere compiti d’insegnamento nei quali non hanno maturato esperienze didattiche significative. In alcune realtà scolastiche, dove anche il dirigente ha creduto nella professionalità dei suoi docenti, assegnando le cattedre per classi parallele è stato possibile, invece, mantenere la specificità delle competenze didattiche. L’organico funzionale inoltre consente di assicurare la continuità dell’organizzazione delle classi a tempo pieno o prolungato, senza dover ogni anno aspettare autorizzazioni e assegnazioni che risultano provvisorie e prive di continuità…. Nella logica dell’organico funzionale anche gli spostamenti o trasferimenti dovranno essere finalizzati e motivati da piena conoscenza e condivisione della progettualità dell’Istituto. Si sono registrati ad esempio casi di trasferimento in scuole a tempo pieno o prolungato di docenti che non possono svolgere attività di servizio in orario pomeridiano e quindi l’efficacia dell’azione didattica ne risulta profondamente compromessa. L’identità e la specificità della scuola dovrebbe caratterizzare la motivazione della scelta per gli eventuali trasferimenti o passaggi….
Orizzonte scuola.it – 25/10/2014
“Legge Stabilità. Contratto bloccato per il 2015 e indennità vacanza fino al 2018”
Tempi duri per gli impiegati pubblici. Nella Legge di Stabilità si blocca l'indennità di vacanza fino a 2018, per un risparmio di 900 milioni.
Non basta il blocco del contratto per il 2015, nella Legge di Stabilità viene bloccata di un ulteriore anno anche l'indennità di vacanza contrattuale. Ricordiamo che l'indennità di vacanza contrattuale serve a tutelare i lavoratori nel caso di ritardi nella stipula dei rinnovi contrattuali. Quindi, il danno e la beffa. Non solo non vengono rinnovati i contratti, ma viene disinnescata anche la tutela dei lavoratori nel caso di "vacanza" contrattuale L'articolo 21 della Legge di Stabilità, infatti, prevede il rinvio di un anno del pagamento dell’indennità di vacanza contrattuale, previsto a legislazione vigente a decorrere dal 2018, con riferimento al triennio contrattuale 2018-2020. Un risparmio considerevole del quale vi riportiamo il calcolo limitatamente agli anni 2018, 2019:
Valori in milioni di euro lordo amministrazione
2015 |
2016 |
2017 |
2018 |
2019 |
2020 |
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590 |
310 |
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Sulla questione è intervenuto Marcello Pacifico, presidente dell'associazione ANIEF. “Considerando che il blocco dei valori stipendiali del pubblico impiego si deve al comma 17 dell’art. 9 della Legge 122/2010 tutto questo personale rischia ora di trovarsi con delle buste paga davvero sempre più vicino alla soglia della povertà: l’inflazione, infatti negli ultimi anni è salita del 12%, mentre l’incremento stipendiale medio del personale statale si è incrementato di meno di 9 punti percentuali. Quello della Scuola addirittura di 8 punti”. "Non può essere questa la strada – conclude il sindacalista Anief-Confedir – per incentivare i consumi dei lavoratori e delle loro famiglia. Né per rilanciare quella dell’intero Paese”.