Graduatorie

Caos nomine: i direttori regionali procedono in ordine sparso

Il MIUR non emana la nota e mentre a Catanzaro si procede alla nomina dei ricorrenti inseriti a pettine, a Vicenza si accantonano i posti con grave danno erariale per le casse dello Stato e centinaia di denunce penali per omissione di atti di ufficio.

Mai era avvenuto in Italia che sotto gli occhi del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, alcuni direttori dell’amministrazione periferica decidessero di assumere secondo propri criteri in violazione di un ordine dell’amministrazione centrale, mentre altri nel rispetto della normativa. Eppure di fronte alle diffide pervenute alla Direzione generale e alle denunce depositate alle Procure della Corte dei Conti da parte del sindacato Anief, titolare delle cause che hanno ottenuto il commissariamento dello stesso Ministero, tutto tace cosicché nella maggior parte delle regioni del Nord, per favorire i docenti assunti con minori punteggi e ingraziarsi un partito politico, si elude una sentenza della Corte costituzionale. Sono pronte anche le interrogazioni parlamentari a cui il ministro Gelmini dovrà rispondere alla riapertura dei lavori dell’aula da parte di diverse forze politiche.

Il caso riguarda i 3.000 ricorrenti che si erano rivolti al Tar Lazio e avevano ottenuto un’ordinanza cautelare per l’inserimento a pettine nelle graduatorie, ordinanza che era stata eseguita dall’amministrazione periferica due anni dopo, lo scorso aprile, su ordine del Commissario ad acta e che ora viene praticamente elusa accantonando i posti a loro spettanti per scorrimento di graduatorie ai fini delle nomine retrodatate. Il danno erariale, al netto dei risarcimenti danni, è quantificabile in 20.000 euro annui per ogni supplenza data per un posto accantonato che avrebbe dovuto avere la nomina al 1 settembre 2010, mentre il reato penale è dato dall’elusione di un preciso ordine dell’ausiliario del giudice. I dirigenti del Miur questa volta si assumeranno personalmente la responsabilità, mentre il Ministro dovrà ancora una volta spiegare perché non è intervenuto per evitare questo spreco di tempo e di risorse, visto che ora se non risparmia dovrà tagliare la tredicesima ai suoi dipendenti.

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